Al giorno d’oggi è possibile difendere i nostri figli dai meccanismi subdoli che la pubblicità, anche attraverso il megafono di tv e social network, esercita su di loro? Secondo psicologi ed educatori, il ruolo dei genitori è ancora fondamentale nell’indirizzare adolescenti e pure bimbi a uno “shopping consapevole”.
L’educazione a uno “shopping consapevole”
Una recente ricerca, realizzata in Australia e che ha destato scalpore, ha dimostrato che comprare ha effetti positivi sul benessere psicofisico: ma questo assunto vale anche per i bambini?
Attraverso meccanismi “costrittivi” e martellanti, la pubblicità da tempo instilla nei nostri figli modelli comportamentali che, sin da piccoli, li rendono vittime di uno shopping compulsivo sul modello degli adulti: secondo gli psicologi, ciò in molti casi nasconde situazioni di disagio o rappresenta un rifugio dai problemi tipici di quell’età.
Ecco perché, in special modo nell’adolescenza, il ruolo educativo dei genitori a un consumo consapevole (a partire dall’esempio) si rivela fondamentale: basti pensare alla competizione che si genera coi compagni di scuola per avere lo smartphone di tendenza o le richieste di vestire solo capi firmati (spesso costosissimi), ai quali i genitori non sanno dire di no.
I meccanismi della pubblicità
Quello a cui sono sottoposti i genitori (prima ancora che i figli) è un condizionamento indiretto che le strategie di “advertising” dei grandi marchi svolgono sui ragazzi affinché mettano alle strette mamma e papà.
A differenza che in passato, oggi i bimbi già a tre-quattro anni sanno distinguere tra i diversi loghi e percepiscono quale sia il loro status. Inoltre, gli adolescenti sono considerabili alla stregua di “consumatori maturi” a cui si rivolgono campagne pubblicitarie ad hoc e canali tematici nei quali sono nascosti messaggi neanche tanto subliminali.
Insomma, grazie a tv, social network e altri media vengono considerati, nonostante l’età, un vero target di consumatori e sono sottoposti a un “bombardamento” che instilla desideri e falsi miti: purtroppo, gli organi di controllo e gli operatori del settore non vengono in aiuto dei genitori, lasciati da soli nell’educare i figli al consumo e a recepire criticamente i messaggi-spot.
Alcuni consigli ai genitori
Tuttavia, il nucleo famigliare può fungere da guida per i figli in questa sorta di giungla: l’esempio dei genitori dovrebbe essere la base da cui partire per insegnare loro in cosa conta davvero differenziarsi dai coetanei (non certo un capo d’abbigliamento o un accessorio hi-tech), magari guardando assieme gli spot e commentandoli per scoprire come li interpretano.
Nell’adolescenza, inoltre, lo shopping spesso è una risposta a una sensazione di disagio: quindi serve anche capire da dove nascano certe esigenze, educando a un confronto al momento dell’acquisto e facendo notare le differenze di prezzo tra i prodotti firmati e quelli no.
Infine, è necessario aiutare i figli a dare l’esatto valore alle cose e importanza a ciò che si acquista, senza dimenticare che, ogni tanto, ci si può anche viziare e concedersi il prodotto di marca: sarà una piccola forma di gratificazione che apprezzeranno.
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