Con il termine “preadolescenza” si intende quel periodo di transizione tra infanzia e adolescenza compreso generalmente tra i 10 e i 13 anni che vede il bambino oscillare tra comportamenti puerili e desiderio di indipendenza.
Tale delicata fase di cambiamento spesso mette in crisi il rapporto genitori-figli poiché entrambi faticano a mediare tra nuove esigenze e rispetto dei ruoli.
Seguendo i consigli di Anna Rezzara, docente di Pedagogia all’Università Bicocca di Milano, forniamo un’utile guida per sostenere i figli in questo fondamentale momento di crescita, senza traumi o stress.
Preadolescenza: un cambiamento che disorienta sia i genitori che i figli
Poca voglia di studiare, tendenza a voler rimanere chiusi nella propria stanza, riluttanza al dialogo in famiglia, utilizzo spasmodico del cellulare.
Se si riscontrano queste caratteristiche nel proprio figlio non bisogna allarmarsi troppo, sta semplicemente attraversando la delicata fase della preadolescenza, un periodo in cui il bambino si prepara a diventare un ragazzo attraverso cambiamenti fisici ma anche e soprattutto emotivi e relazionali.
Se per un genitore è difficile riconoscere e accettare i nuovi atteggiamenti del figlio, non bisogna dimenticare che anche quest’ultimo non è pienamente consapevole delle trasformazioni in atto.
Se l’interesse per giocattoli e peluche è terminato, le incertezze per il futuro sono enormi: nuove pulsioni li spingono all’indipendenza, senza tuttavia possedere ancora tutti gli strumenti per poterla attuare.
Cercare il dialogo con i figli evitando giudizi e punizioni
È comprensibile provare dispiacere se il proprio figlio risponde in malo modo o si rifiuta di dire con chi scambia telefonate ed SMS. Tuttavia punirlo sequestrando le sue cose o esercitando un controllo continuo sulle sue attività rischia di aumentare il contrasto emotivo con gli adulti.
I genitori altresì dovrebbero mostrarsi aperti al dialogo, interessati alle esperienze vissute dal figlio nella quotidianità, disposti ad ascoltarli se hanno timori e dubbi, coinvolgerli nelle decisioni familiari. Pur mantenendo il rigoroso rispetto dei ruoli, per il preadolescente è fondamentale avere una guida nella scoperta della sua nuova identità.
Avere le prime relazioni amorose oppure copiare i compiti in classe sono piccole goliardie utili rispettivamente a costruire una propria sfera emotiva e ad aumentare la coesione sociale. Piuttosto il genitore dovrà essere disposto a dare consigli e mostrarsi partecipe e comprensivo riguardo i nuovi interessi del figlio.
Pur mantenendo intatte le regole dell’educazione e del rispetto, criticare o ostacolare le iniziative del ragazzo, potrebbe minare profondamente la sua sicurezza. Subissare i preadolescenti di domande sui loro comportamenti è inutile perché probabilmente neanche loro sanno ancora dare un nome alle loro emozioni; un buon modo per abbattere il muro di diffidenza che di solito innalzano contro gli adulti potrebbe essere aiutarli a cimentarsi in nuovi campi, lasciarli liberi di scegliere come vestirsi o quale sport praticare. È opportuno introdurli nell’adolescenza senza pressioni, armandosi di molta pazienza e ricordando che in fondo è una fase naturale e transitoria che gli adulti hanno già vissuto.
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