La Legge di Bilancio 2019 non ha previsto la proroga degli incentivi relativi al bonus disposto per gli asili nido e per i servizi di baby-sitter.
Si tratta di una decisione che ha fatto molto discutere e che non è coerente con i discorsi e le iniziative volte ad aumentare e incentivare l’assunzione di personale femminile.
Addio bonus asilo nido e baby-sitter
Introdotto nel 2013 come bonus sperimentale per invogliare le donne a rientrare prima al lavoro dopo la nascita di un figlio, l’incentivo economico per l’asilo nido e la baby-sitter garantiva 3.600 euro annui, ovvero 600 euro al mese, alle neo mamme che, non sapendo a chi affidare i loro bambini, ricevevano questo importante supporto al rientro a lavoro.
L’attuale Governo Conte non ha prorogato i fondi previsti per l’erogazione del suddetto benefit, privando le madri lavoratrici di una sostegno che poteva incentivarle a ri-occupare il loro ruolo lavorativo anche dopo la nascita di un figlio.
Stando ad alcuni dati, solo nel 2017, 30 mila neo mamme hanno dovuto dire addio alla propria occupazione lavorativa a causa dell’impossibilità di gestire lavoro e figli.
Chiarimenti su bonus asilo nido e baby-sitter
Il bonus per l’asilo nido e per le baby-sitter non deve essere confuso con l’agevolazione di 1.500 euro disposta per l’asilo nido.
Per coloro che hanno rinnovato la domanda entro il 31 dicembre 2018 è possibile ugualmente godere del bonus fino al 31 dicembre del 2019.
Se entro questa data dovessero esservi dei mesi di beneficio non fruito, questi vengono considerati oggetto di rinuncia e pertanto al lavoratore verranno riconosciuti i mesi di congedo parentale non goduti
A far data dal 1 gennaio 2019 non è possibile presentare la domanda per il bonus.
L’obiettivo del bonus era quello di offrire un aiuto economico concreto alle mamme lavoratrici con lo scopo di evitare che queste fossero costrette a scegliere tra il lavoro, la dignità personale, l’indipendenza economica e il loro figli.
A causa della mancata proroga del bonus probabilmente si assisterà all’aumento del numero, già elevato, di donne che daranno le dimissioni a causa dell’incompatibilità nella gestione di lavoro e famiglia.
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