Fare i genitori non è un mestiere perché un mestiere si impara, mentre a fare il genitore non si impara mai. Nemmeno al quarto figlio, nemmeno quando i bimbi crescono e diventano grandi, nemmeno quando un genitore invecchia e diventa nonno.
Non si impara mai perché quella con i figli è una relazione d’amore e in quanto tale non può essere regolata da norme universali: le relazioni sono fatte per essere vissute, non per essere capite.
Per questo fare i genitori non è un mestiere, perché essere madre, essere padre è qualcosa che non smetti mai di fare, di essere.
Né d’estate, né d’inverno. Né di notte, né di giorno. E questa è una cosa terribile, che spaventa, che atterrisce. Che affatica. Però è anche qualcosa di assoluto, di entusiasmante, un nuovo rapporto d’amore che, questa è l’unica cosa che sappiamo sull’essere genitori, non si esaurirà mai.
Però i figli non sono nostri e con questa cosa dobbiamo farci i conti perché, pur restando genitori per tutta la vita, dobbiamo saper lasciare andare, permettere loro di vivere la vita, fare esperienze anche quando questo significa saperli lontano da noi. E questa cosa nessun mestiere la richiede.
Nessun mestiere richiede di saper perdonare, anche quando i nostri figli non sono in grado di farlo con noi, quando ci aspetteremmo gratitudine e invece troviamo solo muri altissimi. Nessun mestiere richiede di essere pronti a così tante variabili come l’essere genitore.
Perché essere genitore è un percorso di vita che facciamo per mano con i nostri figli.
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