La Dott.ssa Martina Gabutto, dietista che da anni collabora con AIC, l’Associazione Italiana Celiachia, risponde per noi alle domande più frequenti riguardo ad una delle malattie ormai più comuni in Italia: la celiachia.
Dottoressa Gabutto, a che età si può manifestare la celiachia nei bambini? E quali possono essere i sintomi?
La cosiddetta forma classica si manifesta solitamente a distanza di circa qualche mese dalla prima introduzione del glutine nella dieta (di solito tra i 6 mesi di vita e i 2 anni, poco dopo lo svezzamento), con rallentamento di crescita, diarrea cronica, distensione addominale, astenia, ipotonia muscolare, inappetenza e irritabilità.
Negli ultimi anni però si è assistito a un progressivo ritardo nell’esordio delle manifestazioni cliniche della celiachia in età scolare. Questi bambini presentano sintomi intestinali atipici, come ad esempio dolori addominali ricorrenti, stipsi oppure sintomi extra-intestinali (come bassa statura, ritardo puberale, anemia sideropenica, alopecia, stomatite aftosa, difetti dello smalto dentario, aumento delle transaminasi.
Un ampio range di disturbi neurologici e psichiatrici, quali epilessia con calcificazioni occipitali, atassia, ipotonia, ritardo mentale, disturbi dell’apprendimento, deficit di attenzione, emicrania è stato descritto in associazione con la celiachia in età pediatrica.
Un numero sempre maggiore di studi ha dimostrato che molte condizioni associate alla celiachia, che erano state descritte originariamente negli adulti, possono invece essere osservate anche nei bambini e negli adolescenti, come riduzione della massa ossea (osteoporosi), che però di solito regredisce facilmente con la dieta senza glutine.
Dalla diagnosi in poi si dovrà seguire una dieta rigorosamente senza glutine: cosa significa? E quanto condizionerà la sua crescita e la vita in generale?
Con “dieta senza glutine” si definisce il trattamento della celiachia basato sulla dieta di eliminazione di tutti i cereali che contengono glutine. La dieta senza glutine (osservata con rigore e per tutta la vita), è al momento l’unica terapia che permette la remissione dei sintomi e quindi il recupero di un corretto stato di salute.
I fabbisogni nutrizionali del celiaco non differiscono da quelli del soggetto sano, quindi non è necessario assumere integratori di particolari nutrienti, l’importante è seguire una dieta senza glutine varia ed equilibrata!
L’accettazione della nuova condizione varia molto in base all’età in cui viene diagnosticata. Solitamente i bambini accettano senza problemi la dieta senza glutine (più frequente invece è la mancata accettazione nell’adolescente, in genere più restio a rispettare le regole), ma è importante che i genitori per primi accettino la nuova condizione del figlio con serenità: mio figlio non è diverso dagli altri e soprattutto non è vero che non potrà mai avere una vita serena.
Come mi comporto se scopro che mio figlio è celiaco? Dovrò cambiare tutte le nostre abitudini?
È molto importante dialogare con i propri figli, raccontare, quanto più possibile e in maniera semplice la verità: cos’è la celiachia, in cosa consiste la dieta priva di glutine e soprattutto perché è importante seguirla con rigore.
Dobbiamo cercare di vivere l’adozione della dieta senza glutine
come un “piccolo” ma necessario cambiamento. Per la gestione della dieta senza glutine in famiglia si può liberamente scegliere. In questo caso non ci sarà una scelta giusta ed una meno giusta.
Se l’adozione del nuovo regime alimentare (al fine di supportare il neo-celiaco in questa nuova esperienza) sarà condiviso da tutti (anche per i membri della famiglia non celiaci) è una decisione che spetta al nucleo famigliare.
Serve un supporto psicologico per permettere ai bambini celiaci di affrontare il cammino serenamente?
A questa domanda non si può rispondere con un SI o con un NO.
Che si tratti di adulti, adolescenti o bambini, la celiachia, una volta diagnosticata, costringe la persona (e a volte il loro nucleo famigliare) ad affrontare cambiamenti nello stile alimentare e di vita, generando impatti profondi sulle dimensioni emotive e personali. Il sostegno psicologico può facilitare i processi di adattamento e di cambiamento delle abitudini e favorire la gestione delle emozioni negative conseguenti alla patologia.
Si può trasmettere geneticamente? Significa che l’ha presa da un genitore? Nessuno in famiglia è celiaco, come è possibile che lo sia mio figlio?
La celiachia è una condizione che ha una base genetica. Attenzione, però, non si tratta di una malattia “automaticamente” trasmessa dai genitori ai figli: la celiachia emerge nelle persone geneticamente predisposte. I familiari di primo grado presentano un rischio pari a circa il 10 – 15% in più, rispetto alla popolazione generale, di sviluppare la malattia celiaca.
Quindi per loro è consigliabile effettuare gli esami specifici per la diagnosi, ma se la diagnosi non fosse confermata in quel dato momento, tuttavia (vista la familiarità), è consigliabile eseguire la ricerca degli aplotipi di predisposizione genetica per la celiachia (HLA DQ2/DQ8), sottolineando che questo test ha importanza in senso negativo, ovvero il non riscontro dei suddetti geni esclude pressoché totalmente la possibilità di sviluppare nel tempo una malattia celiaca.
La presenza invece di uno o entrambi i geni documenta soltanto la predisposizione genetica alla celiachia e, quindi, la necessità di controllare nel tempo la comparsa o meno della patologia (celiaci si può diventare anche da adulti)
Gli alimenti senza glutine sono idonei alla crescita dei bambini?
Certo. In commercio sono disponibili vastissime gamme di prodotti sostitutivi senza glutine. Ma ricordiamoci che esistono una moltitudine di alimenti naturalmente privi di glutine che ognuno di noi consuma giornalmente, e che sono alla base di numerose ricette.
Tra questi alimenti vi sono: riso, mais, grano saraceno, legumi, patate, pesce, carne, uova, latte e formaggi, ortaggi e frutta. Il celiaco dispone dunque di tutti i componenti per costruire una dieta bilanciata e varia, con una particolare attenzione da prestare nella scelta delle fonti di carboidrati che devono sostituire i cereali vietati.
Come mi comporto con la mensa a scuola? Devono avere cucine separate per evitare contaminazione?
Il primo passo è quello di informare l’istituto scolastico e l’azienda di ristorazione. Nelle aziende di ristorazione scolastica vi è sensibilità verso le diete speciali. Il personale di cucina e gli addetti mensa sono operatori formati ed informati quindi lavorano seguendo determinate regole per evitare i rischi di contaminazione.
Nelle mense scolastiche esiste la cucina dietetica, cucina in cui vengono confezionati i pasti “speciali”. Solitamente le diete speciali vengono servite per prime, confezionate singolarmente ed aperte da un operatore che indossa guanti monouso.
Il menù proposto in mensa risulta il più simile possibile a quello standard: la regola è di offrire pasti almeno all’apparenza uguali per tutti, al fine di evitare l’isolamento del bambino che è costretto a seguire una dieta diversa, non per scelta ma per salute. Per fare un esempio, se in un giorno qualsiasi c’è la pizza per tutti, al bambino celiaco andrebbe offerta la pizza senza glutine.
Come avviene la diagnosi ufficiale?
La diagnosi di celiachia si effettua mediante dosaggi sierologici (analisi del sangue) di specifici anticorpi. Il test più valido per la diagnosi di celiachia nei bambini di età < 2 anni sono gli anticorpi anti-DGP di classe IgG.
Infatti, questi sono i primi anticorpi che si positivizzano quando si sviluppa la celiachia precedendo la comparsa degli anti-tTG. Pertanto, nei bambini di età inferiore ai 2 anni con sospetta celiachia è consigliabile eseguire gli anticorpi anti-DGP IgG in prima battuta o in ogni caso effettuarne la ricerca anche in caso di negatività degli anti-tTG IgA.
Riporto qui di seguito quali sono le novità riportate nelle nuove Linee Guida:
• La biopsia intestinale rimane un esame necessario per la diagnosi di celiachia solo in età adulta.
• Le indicazioni per l’esecuzione del test genetico sono la diagnosi in età pediatrica senza biopsia intestinale, i casi dubbi in età adulta e l’individuazione dei familiari di 1° grado arischio (e quindi da seguire con un periodico follow-up) .
• La novità più importante delle nuove Linee Guida riguarda l’applicazione del protocollo ESPGHAN per la diagnosi di celiachia in età pediatrica ed adolescenziale.
In questi pazienti, con quadro clinico di malassorbimento e sintomi correlati all’assunzione di glutine, in presenza di una positività per anticorpi anti-tTG IgA superiore ad almeno 10 volte il valore soglia, confermata dalla positività per gli EmA IgA e dalla presenza del profilo genetico compatibile (HLA-DQ2 e/o DQ8), si pone diagnosi di celiachia senza ricorrere alla biopsia duodenale.
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