Giulio è un bimbo di tre anni affetto da agenesia del braccio. Prova la sua prima protesi mio-elettrica e la reazione commuove tutto il personale medico e gli utenti del web. “Me lo posso tenere?” sono le parole del piccolo.
Cos’è l’agenesia del braccio?
Afferrare una penna, un frutto o salutare sono azioni naturali, che svolgiamo quotidianamente senza neanche accorgercene. Non tutti però hanno questa fortuna, come i bambini affetti da agenesia.
Il termine deriva dal greco e viene impiegato in medicina per indicare la mancanza di un organo o di un arto. La patologia si sviluppa in fase embrionale a causa di un errore cromosomico o dell’esposizione ad agenti chimici, farmaci, virus oppure radiazioni ionizzanti durante la gestazione. Come nel caso specifico di Giulio, può portare alla totale assenza di mani o piedi associata alla mancanza o all’incompleto sviluppo di braccia e gambe. La tecnologia rappresenta l’unica soluzione per aiutare questi bimbi a vivere la loro vita spontaneamente, riuscendo ad abbattere le barriere culturali che condizionano il concetto di normalità.
La storia di Giulio
Giulio è un bimbo di tre anni, di Pomezia, affetto da agenesia del braccio. La ITop officine ortopediche ha realizzato appositamente per lui una nuova protesi mio-elettrica in grado di compensare esteticamente la mancanza del braccio e della mano, ma soprattutto di afferrare gli oggetti. La reazione di Giulio, immortalata in un video pubblicato dalla mamma sulla pagina ufficiale Facebook (“Giulio e l’agenesia del braccio”), ha commosso tutti, perfino i medici che lo hanno seguito in tutto l’iter. Giulio è sorpreso, felice, visibilmente emozionato nello scoprire di poter muovere la mano ed afferrare gli oggetti come un bambino “normale”. Dopo alcune prove, il bimbo chiede con innocenza al personale medico “Me lo posso tenere?”. Il video è ora virale sul web ed ha ottenuto migliaia di visualizzazioni e commenti di incoraggiamento. Ci si augura che l’esperienza di Giulio con esito a dir poco positivo, possa essere da esempio per tanti altri bambini nelle sue stesse condizioni e restituire loro la speranza e la gioia.
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