Pensavo a questi miei ultimi sei anni, gli unici anni da mamma, e mi è venuto in mente come, di mese in mese, di anno in anno, mentre alcune difficoltà sparivano nel tempo, si perdeva con loro anche l’angoscia provata mentre le affrontavo.
Tutto quello che vivi con un figlio, almeno la prima volta, sembra per un (o più) attimo insormontabile e ci fa sentire per un (o più) attimo non all’altezza.
Addormentarlo, cambiare un pannolino, farli smettere di piangere.
Azioni quotidiane, che ora, a guardarle “dall’alto” di questi sei anni mi sembrano così piccole, anche se mai banali, e semplici e che, mentre le vivevano avevano la capacità di togliermi quasi il fiato dall’angoscia che mi provocavano.
La verità è che i problemi, se li guardi in prospettiva sembrano molto più piccoli, addirittura non sembrano neanche più problemi e cose che reputavamo indispensabili per la crescita corretta dei nostri figli, ora sortiscono solo un effetto di tenerezza mista a nostalgia.
Alle difficoltà, al sonno, all’inesperienza si sopravvive.
Si sopravvive perfino ai sensi di colpa e anzi, col tempo, se lo si guarda in lontananza, tutto diventa un groviglio di amore che non si riesce quasi a raccontare.
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