Il sorriso è un gesto innato di esternazione emotiva che ha un potere comunicativo potentissimo. Capiamo perché, come genitori o come insegnanti, dobbiamo sorridere di più ai bambini.
Sorriso sociale: le comunicazioni pre-verbali con il neonato
Il sorriso è il primo mezzo di comunicazione sociale dell’uomo. Un neonato inizia a sorridere a circa due mesi di vita e la risposta dei genitori a queste sue esternazioni pre-verbali è importantissima per la fase che viene definita di “sintonizzazione”. Questo processo di comunicazione degli stati affettivi con chi l’accudisce consente al bambino di comprendere che le sue emozioni sono condivisibili, cioè apprende che può interagire ed essere compreso. A due anni di vita il bimbo si affida ai segnali emotivi della madre, in primis al suo sorriso, per interpretare situazioni per lui ambigue. In questa fase, il sorriso non è più solo un mezzo di comunicazione ma diventa un vero riferimento sociale. Sono moltissimi gli studi svolti sulle comunicazioni pre-verbali tra bambino e caregivers, e tutti confermano l’importanza del sorriso anche e soprattutto ai fini dell’apprendimento che è sempre legato alle emozioni.
Sorridere per insegnare e imparare
Lo scambio di sorrisi tra genitori e figli deve continuare anche quando questi ultimi crescono. Spesso il peso del ruolo genitoriale e le tensioni che si creano con i figli possono indurre a sottovalutare l’importanza dell’esternazione emotiva a favore di una maggiore rigidità. Non c’è nulla di più sbagliato. Difatti, il potere del sorriso come riferimento sociale non viene soppiantato dall’uso della parola: sorridere a un figlio, o a un alunno, serve per comunicare comprensione, alleanza e incoraggiamento. Se ci si rivolge a un bambino con un sorriso, lui sente di poter esternare serenamente ciò che ha dentro e risponde meglio all’opera educativa sia dei genitori sia degli insegnanti. Per questo si può parlare di “didattica del sorriso”, intendendo con ciò sottolinearne l’importanza in tutta la fase di crescita e apprendimento dei figli. Più sorrisi e meno stizza, quindi, perché servono anche i rimproveri e le arrabbiature ma senza dimenticarsi che solo il sorriso crea complicità e intesa durature.
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