Liberate 12 donne in Nigeria da quella che è stata definita la “fabbrica dei bambini“.
Siamo nello specifico nello stato di Ogun, che si trova nel sudest della Nigeria. Qui giovani donne con un’età compresa tra i 20 ed i 25 anni venivano costrette ad avere rapporti sessuali con uomini al fine di concepire dei bambini.
Un’operazione criminale messa in atto da due donne, Happiness Ukwuoma, 40 anni, e Sherifat Ipeya, di 54, che sono già state arrestate dagli agenti di polizia. Si cercano, però, degli altri sospettati che avrebbero aiutato le due donne ad attirare le giovani vittime con il miraggio di un posto di lavoro per poi tenerle segregate.
All’interno degli appartamenti, infatti, non soltanto le donne erano costrette ad avere rapporti sessuali ma dovevano rimanervi per tutto il corso della gravidanza senza alcun tipo di libertà.
La fabbrica dei bambini: il tariffario choc
La scoperta di quella che è stata denominata “fabbrica dei bambini” sta creando non poco sgomento in Nigeria, ma a stupire è anche il tariffario che chi gestiva questa associazione criminale aveva messo in piedi.
Cinquecentomila naire nigeriane, pari a circa 1270 euro, era il prezzo da pagare per un maschio. Solo trecentomila, invece per le bambine. È questo quanto riferito da uno degli agenti che si è occupato di questa spinosa vicenda.
Stando alla ricostruzione della polizia, le due donne operavano all’interno dell’organizzazione criminale come infermiere sebbene non avessero la formazione medica necessaria per farlo. Il loro ruolo, invece, era quello di controllare a vista le donne, limitarne gli spostamenti e monitorarle fino al parto.
Violenza sulle donne nigeriane: le indagini della polizia
Dopo aver sgominato questa attività criminale, grazie alle segnalazioni dei vicini che avevano avvistato la presenza delle varie ragazze incinte, l’attività investigativa della polizia non è terminata.
Le autorità, infatti, stanno continuando ad indagare per trovare gli altri membri dell’attività criminale a capo della Fabbrica dei Bambini ma si stanno anche occupando delle ragazze vittime di abusi, aiutandole a superare i traumi subiti ed a trovare quanto prima una sistemazione.
Le indagini, inoltre, mirano ad identificare anche coloro che hanno in passato frequentato gli appartamenti sede dell’attività criminale e, quindi, pensato di acquistare un figlio.
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