Ancora un’altra avversità si abbatte sui bambini di Chernobyl: oltre ad essere stati protagonisti il 26 aprile del 1986 di uno dei più grandi disastri nucleari mai accaduti, quest’anno le autorità bielorusse hanno disposto, a causa dell’epidemia di coronavirus, la sospensione dei soggiorni terapeutici in Italia.
I numeri della solidarietà
In tutti questi anni, il nostro paese è sempre stato molto disponibile ad accogliere i bambini provenienti da quelle zone che hanno vissuto sulla propria pelle un’immane tragedia. Le conseguenze di quella terribile catastrofe sono state devastanti e ancora oggi ne abbiamo testimonianza; bambini rimasti orfani, alte percentuali di individui affetti da tumore alla tiroide dovuti alle radiazioni, enorme danno ambientale con forti ripercussioni economiche.
Parlando in cifre, i dati sono aggiornati fino al 2015, le famiglie italiane hanno ospitato durante i mesi estivi qualcosa come 10.800 minori, di cui 7.829 originari della Bielorussia; la fascia di età interessata maggiormente è stata quella dagli 8 ai 13 anni. Con il passare del tempo i numeri degli arrivi si è andato via via assottigliando, a motivazione del fatto che il trascorrere degli anni ha mitigato la gravità della situazione, da un lato, e il coinvolgimento emotivo, dall’altro. Nonostante ciò, sono ancora molti gli italiani che hanno a cuore il bene di questi ragazzi e desiderano poter offrire loro un periodo spensierato di vacanza.
Il disappunto delle famiglie
Purtroppo per il 2020 non sarà possibile partecipare a questo tipo di percorso umanitario in quanto, malgrado il miglioramento delle condizioni legate al covid-19 sul territorio italiano, il governo della Repubblica di Belarus non ha espresso parere favorevole.
Le famiglie si sono dette disponibili a mettere in atto tutte le misure necessarie a garantire la sicurezza dei piccoli ospiti, inoltre anche la politica è intervenuta in merito alla questione. Anche il Comitato tecnico ha palesato la disponibilità a favorire gli ingressi solidali, sebbene la Bielorussia non rientri nei paesi extra Schengen che possono tornare a viaggiare nell’Unione europea.
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