E’ un dato che fa inevitabilmente preoccupare quello dei bambini morti per annegamento negli ultimi mesi: da aprile si sono infatti registrate 7 vittime di incidenti che, come esorta l’OMS, vanno assolutamente evitati applicando alcune semplici regole di prevenzione.
Piccole vittime di una strage silenziosa
La prima bambina di cui abbiamo sentito parlare a inizio aprile è stata Alejisa, macedone d’origine, che ha perso la vita nel canale del Brentella, vicino a casa, in un giorno di lockdown trascorso a giocare in giardino con la sorellina. Il 23 maggio, Antony di 4 anni è annegato nella piscina di casa, stessa dinamica che non ha risparmiato il piccolo Ezechiele. La piscinetta gonfiabile in cortile è stata fatale per Nicola, di 21 mesi.
Armony, di quasi 3 anni, è rimasta vittima delle acque della piscina di una struttura ricettiva ed è di ieri la notizia che Massimilano, 4 anni, è annegato nella piscina di un agriturismo dove stava trascorrendo la domenica con la sua famiglia.
Una strage silenziosa, perché le acque non danno scampo e non permettono nemmeno ai bambini di gridare aiuto. La causa di morte per annegamento conta, secondo l’Istituto Superiore della Sanità, 400 vittime ogni anno in Italia, e solo 108 non avevano più di 24 anni.
È rilevante inoltre l’ampio numero di vittime di sesso maschile: sono 337 contro 78 donne, l’ennesimo dato che richiede una riflessione. Gli esperti spiegano come in età infantile, i maschi siano più indipendenti e allo stesso tempo più attratti dal rischio, come allontanarsi da casa e avvicinarsi a una fonte d’acqua. È fondamentale che i piccoli non abbiano modo di allontanarsi dal controllo di un adulto e anche che le piscine fisse o gonfiabili installate a casa siano coperte o svuotate quando incustodite.
Attenzione e prevenzione per scongiurare futuri incidenti
La giurisdizione che regola la situazione normativa delle piscine in Italia, però, non è chiara: dal 2003 è in mano alle Regioni che nella maggioranza dei casi non hanno provveduto ad aggiornare le leggi. Davanti alle tragedie prende la parola la magistratura che deve stabilire le responsabilità e capire cosa non ha funzionato, ma se ci fosse una regolamentazione più chiara e severa, un gran numero di incidenti non si verificherebbe.
L’Istituto Superiore di Sanità risponde alla richiesta dell’OMS di dimezzare la mortalità e azzerare quella dei bambini costruendo una cultura della sicurezza in acqua, insegnando a nuotare a bambini e ragazzi, aumentando la sicurezza nelle spiagge libere e attraverso un sistema di informazione al pubblico adeguato e facendo appello alla co-responsabilità degli adulti nei confronti dei più piccoli.
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