Profonda preoccupazione è stata manifestata dal sindacato dei medici pediatri, il Simpef, sul rientro a scuola previsto per settembre.
Per voce del loro segretario, Rinaldo Missaglia, i medici lamentano l’inadeguatezza delle norme che dovrebbero regolare la gestione dei sintomi influenzali alla riapertura degli istituti.
Rientro a scuola: l’allarme pediatri, ‘Norme non adeguate’
A preoccupare maggiormente i pediatri è il rischio concreto davanti al quale potrebbero trovarsi genitori e insegnanti al manifestarsi, nei bambini, dei classici sintomi influenzali di stagione.
Il motivo è la mancanza di norme chiare ed univoche su come tali sintomi dovranno essere gestiti. Probabili conseguenze saranno quindi, a dire dei pediatri, la perdita di molte giornate lavorative per le famiglie dei piccoli alle prese con il rientro a scuola.
Nei primi giorni di settembre si sono già registrate molte richieste di visite da parte delle famiglie ai medici. Il problema, sottolineano dal Simpef, è l’obbligo di isolare sia il paziente (in questo caso il bambino), sia la sua famiglia, in caso di manifestazione influenzale.
Questo starebbe causando molte resistenze nei genitori, e i pediatri hanno così rivolto il loro appello all’assessore al Welfare per la Lombardia, Giulio Gallera, epicentro della pandemia, nonché al titolare del ministero della Salute.
La lettera del Simpef al ministero della Salute
Il sindacato dei medici pediatri ha voluto mettere per iscritto le perplessità e le difficoltà che si trova ad affrontare nel rapporto con le famiglie, e lo ha fatto indirizzando una missiva ai vertici competenti.
Oltre a sottolineare le resistenze sopracitate, i medici pediatri hanno chiesto di essere maggiormente coinvolti nelle decisioni sulle azioni che poi di fatto li vedono protagonisti.
Diversi sono i punti affrontati nel documento, a cominciare dalla prassi imposta in caso di sintomi influenzali.
Nella lettera inviata all’assessore al Welfare per la Lombardia, i medici lamentano : “Altra norma in sostanza inapplicabile è quella riguardante le certificazioni di stato di salute per l’accesso o rientro nelle comunità scolastiche, così come le attestazioni di avvenuto rispetto delle procedure anti Covid da parte del genitore, che i pediatri di famiglia dovrebbero rilasciare ai propri assistiti”.
Il medico infatti, per telefono, dovrebbe diagnosticare uno stato pericoloso di potenziale Covid ed imporre quindi la quarantena sia per il bambino sia per la famiglia, che si troverebbe impossibilitata ad uscire di casa per lavorare. Per il sindacato dei Pediatri è quindi una questione sia deontologica, certificare uno stato di salute senza poter visitare il paziente, che pratica, poiché coinvolge milioni di famiglie italiane nella gestione effettiva della vita quotidiana.
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