Arriva da Pisa una notizia che riguarda una scuola elementare e la gestione dei casi di covid-19. Qui, dopo un’assenza durata tre settimane per quarantena, un alunno è rientrato a scuola come da indicazione dell’ASL di riferimento : aveva appena eseguito un ultimo tampone che aveva rilevato “positività ma con bassa carica virale”. Tuttavia, i genitori dei suoi compagni di classe hanno comunque deciso di tenere a casa i bambini.
Pisa: bimbo con bassa carica virale torna in una classe vuota
È stata pubblicata dal quotidiano La Nazione la notizia del bambino rientrato in aula dopo la quarantena con ancora una bassa carica virale. Però ha trovato l’aula deserta.
Il caso ha sollevato molte polemiche all’interno della scuola e tra i genitori.
A stabilire il possibile rientro in aula però è stata la stessa Asl, certificando lo stato di ‘non contagiosità’ del bambino.
La mamma chiaramente ha rispettato le indicazioni delle autorità sanitarie “Capisco anche la preoccupazione delle altre mamme – ha dichiarato al giornale – ma cosa ci posso fare? Mi dispiace che questa situazione ci metta gli uni contro gli altri.”
Il concetto di bassa carica: cosa vuol dire esattamente
In realtà non sappiamo ancora tutto sulle modalità di trasmissione e replicazione del virus SARS–CoV–2. Ci sono stati numerosi casi in cui il tampone era positivo, ma la carica virale era talmente bassa da non essere più considerata contagiosa, come dimostrato anche dal caso della bambina risultata positiva al tampone per 4 mesi. Certo è che trovarsi in una situazione simile rischia di essere alquanto complicato dal punto di vista burocratico.
La madre del bambino di Pisa ad esempio non può tornare al lavoro fino a che il tampone del bimbo non risulterà negativo, nonostante la Asl ne abbia certificato per iscritto la non contagiosità, e nonostante abbia anche aggiunto che potrebbe rimanere positivo anche per un anno.
A fare dunque chiarezza ha provato il virologo della Milano Bicocca, il dottor Broccolo, che spiega come un tampone, per essere classificato positivo a bassa carica, debba contenere non più di 5.000 copie di RNA virale per millilitro, a differenza di quelli ad alta carica che ne contengono anche milioni.
Diverso è il rischio di contagio, che rimane comunque molto basso, anche se non del tutto assente. Per scoprirlo si può fare un test in laboratorio più approfondito, mettendo in coltura il materiale estratto dal tampone di un sospetto positivo : se il materiale si replica vuol dire che ha capacità infettiva.
Come ha spiegato anche il professor Giuseppe Remuzzi, dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, “dire positivo non basta più. Le persone quando sentono parlare del numero dei contagi devono sapere che si fa riferimento a tamponi positivi con una carica virale che può anche non essere contagiosa”.
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