Si celebra oggi la Giornata Mondiale dei Nati Prematuri. Piccoli guerrieri che ogni giorno dimostrano al mondo la loro straordinaria fame di vita.
Anche in un anno particolare come questo non mancheranno le celebrazioni ma in piena pandemia si aggiunge un segnale di speranza: una ricerca ha infatti dimostrato che durante il lockdown c’è stata una forte diminuzione dei bambini nati prematuri. La scienza sta cercando di scoprire quali possano esserne le cause per fare un passo in avanti sulla prevenzione di questo problema.
Il 17 novembre è la Giornata mondiale della prematurità, il mondo si tinge di viola
Il 17 novembre molti monumenti in tutto il mondo si tingono di viola per celebrare e ricordare i piccoli prematuri che, già dalla nascita, devono combattere per crescere e stare bene.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rilevato che purtroppo 1 bambino su 10 nasce prima del termine. Ciò vuol dire che in Italia nascono circa 35.000 bimbi prematuri all’anno.
Alcune classificazioni scientifiche sono importanti per comprendere il grado di sviluppo dei prematuri e al tempo stesso per determinare il tipo di intervento.
- I bambini nati tra le 37 e le 39 settimane si definiscono early term – quasi a termine – e non presentano generalmente problematiche complesse;
- i bambini nati tra le 35 e le 36 settimane vengono classificati come late preterm – prematuri tardivi – e hanno necessità di cure;
- i bambini nati tra le 28 e le 30 settimane sono early preterm – prematuri gravi – e hanno bisogno di interventi particolarmente incisivi.
La scienza ha individuato alcuni fattori che possono favorire la prematurità, tuttavia questi elementi non necessariamente la determinano. Tra quelli più diffusi ci sono l’aspettare dei gemelli, una storia familiare di parto prematuro, avere il diabete, essere eccessivamente in sovrappeso o sottopeso, avere contratto particolari infezioni nel corso della gravidanza o subire una rottura prematura della membrana.
Ci sono inoltre, alcune condizioni che invece, sono legate allo stato di salute del piccolo. Avere la spina bifida ad esempio, è un grande fattore di rischio. Qualunque sia lo stato di salute del bambino, oggi la scienza è pronta ad intervenire per offrirgli cure adeguate alle sue necessità.
I nati prematuri e il lockdown
Gli scienziati dell’Erasmus Medical Centre di Rotterdam hanno pubblicato sulla rivista The Lancet Public Health i risultati di uno studio fatto su un campione di 1,5 milioni di bambini nati in Olanda tra l’anno 2010 e il 2020.
Tra questi 56.000 sono nati dopo il 9 marzo 2020, data di inizio del lockdown e si è riscontrato che, rispetto agli anni precedenti, i nati prematuri sono stati tra il 15 e il 23 per cento in meno.
Cosa ha determinato questo miglioramento? Gli scienziati hanno ipotizzato diversi fattori positivi che possono avere influenzato, in positivo, un calo dei prematuri. Tra questi c’è il calo dell’inquinamento, una vita meno faticosa e stressante per la gestante, una maggiore attenzione per l’igiene che, in questi mesi, ha impedito alle future mamme di contrarre infezioni.
C’è però un’ombra su questa ricerca e cioè la possibilità che molti dei prematuri siano nati morti a causa della riluttanza delle donne di recarsi in ospedale per la paura di contrarre il Covid-19, oppure per la loro positività al virus.
La scienza quindi, continua a studiare il rapporto tra il calo dei nati prematuri e il lockdown per offrire risposte adeguate alla collettività e supportare le future mamme nel loro percorso gestazionale.
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