Hikikomori è il termine nipponico con cui si definisce un fenomeno sociale nato in Giappone alcuni anni fa e che, pian piano, si sta diffondendo tra i giovanissimi anche del resto del mondo, inclusa l’Italia.
Chi sono gli hikikomori?
Gli hikikomori sono individui, generalmente adolescenti e preadolescenti, che, provati dallo stress e dalla difficoltà di intrattenere una vita sociale, scolastica e domestica felice, decidono di ritirarsi in isolamento. Questi ragazzi scelgono di chiudersi in se stessi, immergendosi totalmente in una seconda vita virtuale, dove la rete diventa il loro personalissimo rifugio da tutte quelle persone ed eventi reali che sono cagione di sofferenza, ansia e depressione. Inizialmente il disagio che porta questi giovani a diventare hikikomori si manifesta solo saltuariamente, nella veste di uno scarso interesse a partecipare a eventi sociali, oppure a frequentare luoghi di ritrovo, o semplicemente ad andare a scuola, perché qui sarebbero costretti ad avere rapporti interpersonali. A poco a poco quell’occasionale ritrarsi dalle occasioni di socializzazione diventa sempre più frequente, fino al momento in cui l’individuo affetto da questo stato di disagio psicosociale decide di abbandonare del tutto il mondo esterno e di rifugiarsi nel chiuso della propria stanza.
Un fenomeno in crescita
Da tempo il fenomeno in questione ha lasciato le coste del Giappone e si è diffuso a macchia d’olio nel resto del mondo, inclusa l’Italia.
Nonostante non si possano ottenere informazioni precise su quale sia il numero attuale degli hikikomori nella nostra nazione, negli ultimi anni si è registrato un crescente aumento delle testimonianze di genitori che denunciano le preoccupanti condizioni di vita dei propri figli, ormai decisi a isolarsi del tutto dalla vita sociale. Secondo stime non ufficiale nel nostro Paese sarebbero almeno 100.000 casi. Ciò che spesso accomuna queste famiglie è il sentimento di inadeguatezza di figli e genitori: i primi sentono di non saper essere come gli altri e finiscono schiacciati dall’ansia sociale, mentre i secondi capiscono di non sapere come aiutarli.
Un esempio di questa tragica situazione è il caso di una madre di Ravenna, la quale ha denunciato la situazione di crisi in cui vive con il figlio sedicenne. La donna racconta di come il figlio, prima di diventare hikikomori, fosse sempre stato un ragazzo brillante, impegnato tanto a scuola quanto nello sport, e su cui tutti avevano gradi aspettative. Per questo il suo carattere timido e riservato, afferma lei stessa, per lungo tempo non ha destato preoccupazione. Agli inizi del liceo, tuttavia, il figlio iniziò a soffrire di ansia sociale e abbandonò gradualmente la sua vita di sempre, assentandosi prima da scuola e alla fine anche dalle attività con gli amici. Sono ormai quasi due anni che suo figlio è un hikikomori e a nulla sono valse le lotte quotidiane in famiglia per costringerlo a uscire.
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