Grande conquista nell’ambito dell’uguaglianza di genere: dal 1° gennaio 2021 la Spagna diventa il primo paese al mondo che introduce i congedi parentali in egual numero per le mamme ed i papà per la nascita o l’adozione di un figlio.
Una riforma rivoluzionaria per il congedo di maternità e paternità
La riforma, in atto dal marzo 2019, ha portato gradualmente a raggiungere le 16 settimane di congedo di paternità, non trasferibile e retribuito al 100%, come già avveniva per quelli di maternità. In realtà poi ci sarà anche un cambiamento nel nome, perché si potrà parlare di “permessi di nascita”, fruibili da entrambi i genitori, definendo un quadro più egualitario.
È un traguardo molto significativo se si pensa che anche negli emancipatissimi paesi Nord europei il totale dei permessi nascita per i padri arrivano al massimo ai 3,4 mesi (in Norvegia) e in molti casi pagati fino all’80% (Islanda).
Come funzionano i congedi per i neo genitori in Spagna
Secondo la norma, i genitori usufruiscono contemporaneamente dell’astensione lavorativa durante il primo mese e mezzo (6 settimane) di vita del neonato (lo stesso vale per le adozioni dei bambini sotto i dodici mesi). Le successive dieci settimane sono facoltative e ne possono beneficiare full o part-time entro il compimento del primo anno del bimbo. In questo modo entrambi si vedono riconosciuti i propri diritti a prendersi cura del piccolo nella stessa misura, e il fatto di doverlo fare insieme per i primissimi giorni del bebè è fondamentale per l’instaurarsi dell’affiatamento tra i membri della nuova famiglia.
Congedi di maternità e paternità : non è tutto rose e fiori
Si tratta sicuramente di un risultato importante per i neo papà spagnoli ma ci sono degli aspetti da non sottovalutare. Come già espresso, le prime sei settimane sono da condividere dalla coppia, questo significa che non possono utilizzarli alternativamente in maniera da allungare il più possibile il periodo in cui occuparsi del figlio prima da affidarlo alle cure di personale estraneo.
Infatti il congedo non è trasferibile e quindi se il titolare del diritto non ne usufruisce, andrà perso. Questo pone le basi anche per una visione del care-giver particolare : in realtà si è spesso riscontrato che se i papà affiancano le mamme nella cura del bambino, sono meno coinvolti e la loro partecipazione rimane spesso marginale. Mentre un’alternanza, dopo i primi giorni di vita del bambino in cui i genitori sono fianco a fianco, favorirebbe un ruolo del papà sicuramente più indipendente dalla mamma.
Inoltre la modalità di godimento delle restanti dieci settimane dovrà essere concordata con il datore di lavoro. Tutto sommato può considerarsi una riforma positiva se paragonata ai dieci giorni di permessi genitoriali concessi ai papà italiani.
Il video della settimana