Il bambino adultizzato è quello a cui non è stato consentito di vivere a pieno la sua infanzia. Questo provoca conseguenze nella vita adulta che possono portare a sofferenze e conflitti interni da risolvere.
Il bambino adultizzato: quando accade
Il bambino adultizzato non ha avuto il tempo e il modo di vivere la sua fanciullezza, perché è stato troppo presto responsabilizzato o ha patito l’assenza emotiva dei genitori.
Sono questi i motivi più frequenti per i quali i bambini si trovano nella condizione di saltare completamente una fase tanto importante quale è quelle dell’infanzia.
Ritrovarsi da soli a casa perché i genitori lavorano a un’età in cui invece avrebbero ancora bisogno dell’accudimento di persone di riferimento adulte, porta i piccoli a dover svolgere compiti che non appartengono alla loro età.
Andare a scuola da soli a 6 anni, avere già le chiavi di casa, tornare e non trovare nessuno che li attende o doversi preparare qualcosa da mangiare autonomamente, può creare un danno le cui conseguenze si ripercuotono inevitabilmente nell’età adulta. Ciò non vuol dire non responsabilizzare i bambini, ma che non bisogna neanche bruciare alcune tappe importanti per la loro crescita.
Ci sono anche quei casi in cui i genitori sono fisicamente presenti, ma emotivamente assenti, nel senso che non esprimono quell’effetto e quelle attenzioni che un bambino si aspetta.
La solitudine affettiva crea nel piccolo un meccanismo di compensazione per cui deve “bastare a se stesso” ed essere auto referente, tanto da crescere sentendosi inadeguato e bramando quelle attenzioni che non avrà mai modo di ricevere.
L’adultizzazione del bambino può verificarsi anche a causa di un genitore “ingombrante”, spesso la madre, che dirotta tutte le attenzioni su di sé, facendole mancare al bambino.
I ruoli, insomma, si capovolgono, e il piccolo cresce cercando di soddisfare in ogni modo le richieste e le esigenze del genitore, che si mostrerà comunque freddo e insoddisfatto.
Adultizzazione infantile: le conseguenze nella vita adulta
I bambini adultizzati saltano quindi una fase fondamentale della crescita, come quella dell’infanzia.
Nella vita adulta saranno pienamente efficienti, nel lavoro come nelle piccole riparazioni domestiche, ma si sentiranno persone incomplete, incapaci di provare emozioni profonde e con la perenne sensazione d’inadeguatezza.
Nelle relazioni amorose avranno grandi difficoltà a stabilire rapporti sani, nei quali permarrà quasi sempre un disequilibrio per cui la persona in questione spesso non accetterà mai di avere torto, temerà i progetti a 2 e si porrà sempre al di sopra del partner, creando una situazione che molto spesso diviene insostenibile, in quanto impedisce alla controparte di sentirsi amata e apprezzata.
Sarà, insomma, difficile un reale coinvolgimento emotivo, perché saranno adulti condizionati dal senso del dovere, che non possono permettersi debolezze, da un mal celato rancore e dalla tristezza per quello che gli è stato negato da piccoli, anche se non ne saranno coscienti.
Come affrontare l’adultizzazione infantile
L’adultizzazione infantile può essere superata nella vita adulta prima di tutto con la consapevolezza di aver mancato di vivere la propria infanzia per cause esterne.
La terapia cognitivo-comportamentale può aiutare a migliorare la concezione di se stessi, il modo di relazionarsi non più anaffettivamente e anche quello di vedere il mondo in modo positivo, cioè come un’opportunità per aprirsi e recuperare fiducia in se stessi come nel prossimo.
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