L’amicizia tra bambini è un valore aggiunto da preservare, in un’età molto delicata ricca di scoperte e conquiste giornaliere.
Gli esperti infatti suggeriscono ai genitori di lasciare al proprio figlio la possibilità di stringere i legami che lui ritiene più opportuni, che hanno un ruolo chiave nella crescita del piccolo, e di limitarsi a controllare che tali rapporti non degenerino in situazioni pericolose o comunque non sane.
L’amicizia tra bambini: i rapporti tra i più piccoli e i loro significati
L’amicizia è un concetto molto generico che si declina diversamente a seconda dell’età e della singola persona.
Spesso si pensa che i bambini molto piccoli non siano in grado di stringere rapporti amichevoli ma in realtà questa è una falsa credenza che è stata ampiamente smentita dagli studi di settore: è infatti dimostrato che i bambini, già dopo i primi dieci mesi di vita, possano mettere in atto comportamenti diversi a seconda di chi hanno di fronte, al di là dei rapporti speciali con i genitori. E’ nel periodo dell’asilo che vengono poi stretti i primi rapporti di amicizia, che si basano sul presente, sulle affinità immediate che i singoli bambini riscontrano tra di loro e che, dunque, non sono orientati ad aspettative future.
Questo tipo di rapporti è fondamentale per sviluppare le capacità emotive e relazioni dei più piccoli, oltre a stimolare le capacità prosociali, la cooperazione e la mediazione, tre aspetti fondamentali della vita in comunità.
La sorte di queste prime amicizie andranno di pari passo con lo sviluppo intellettivo e soprattutto emotivo dei singoli bambini: con la crescita, ognuno di loro imparerà a selezionare nuove affinità che ritroverà negli altri, ma sempre con una visione orientata al presente che si basa sul “qui e ora”.
Amicizia tra bambini: il ruolo dei genitori
In tutto questo quale dovrebbe essere il ruolo dei genitori? Gli esperti suggeriscono una presenza costante ma allo stesso tempo discreta, che non sia invasiva rispetto a queste prime esperienze infantili.
Il bambino, infatti, dovrebbe avere il diritto di stringere i rapporti come meglio ritiene e con chi sente più affine a lui, senza l’influenza dei genitori che potrebbe causare una mancanza di autostima e un’incapacità di prendere decisioni, status molto pericoloso per la formazione dell’identità del bambino.
Allo stesso tempo, ovviamente, il genitore ha tutto il diritto di monitorare la situazione da lontano e di intervenire nei casi opportuni: soprattutto, è lecita l’intromissione del genitore quando il rapporto tra il figlio e un altro bambino diventa troppo sbilanciato, e magari nasconde sudditanza, sottomissione o comunque disparità di ruoli. Allo stesso tempo, è opportuno intervenire a seguito di cambi repentini di atteggiamento e di umore nei proprio figli, collegati a rapporti nati di recente.
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