Il fenomeno della menopausa è un tratto distintivo della specie umana. Tutti sappiamo che le donne, arrivate ad una certa età, smettono da un punto di vista biologico di assicurare la capacità di riprodursi. Per quanto possa sembrare assurdo, però, questa è una peculiarità che non si ravvisa in alcun esemplare femminile di nessun’altra specie animale. Che si tratti di mammiferi o primati poco importa: anche nel corso della vecchiaia le femmine non vedranno intaccata la propria capacità di riprodursi. Solo un caso che le donne sperimentino la menopausa? Non secondo gli scienziati, che hanno cercato di andare a fondo alla questione con diversi studi, fino ad arrivare alla teoria allo stato considerata più plausibile e che prende il nome di “ipotesi della nonna”.
Cos’è l’ipotesi della nonna?
L’ipotesi della nonna è la teoria firmata da Kristen Hawkes, antropologa dell’Università dello Utah, che negli anni ’90 studiò da vicino la popolazione Hadza. Si trattava di una collettività di stampo tribale originaria della Tanzania settentrionale, dedita alla caccia e alla raccolta di cibi selvatici. La scienziata restò colpita dal fatto che le donne anziane del gruppo fossero altamente produttive nel procacciare il cibo: attività peraltro molto dispendiosa da un punto di vista fisico. Partendo da questo assunto la Hawkes notò come anche le ragazze più giovani fossero solite impegnarsi in questa attività per assicurare sostentamento ai propri bambini. Questo, però, non era evidentemente possibile nelle fasi iniziali post-parto, quelle cioè in cui i neonati avevano bisogno di essere accuditi con maggiore frequenza. Ed è qui che l’antropologa ebbe l’intuizione che le permise di teorizzare “l’ipotesi della nonna”. A svolgere il lavoro faticoso della ricerca del cibo al posto delle giovani mamme, infatti, erano le nonne materne. Ciò significa che le più anziane risultavano un pilastro decisivo e insostituibile nella società Hadza, tanto per le figlie quanto per i nipoti.
Cosa c’entra la menopausa con l’ipotesi della nonna?
Ora è probabile vi stiate domandando: cosa c’entra questo racconto con la menopausa? La teoria è che la cosiddetta “biologia evolutiva” abbia individuato nella nonna l’elemento decisivo per garantire la prosecuzione della specie umana. La prova arriverebbe anche da altri studi, come quello realizzato da Sacha Engelhardt dell’Università di Berna, il quale, esaminando una società seicentesca collocata nel moderno Quebec, notò come quanto più le figlie abitavano geograficamente vicino alla madre tanto più la loro famiglia era numerosa. Ancora una volta, dunque, la nonna come chiave di volta per assicurare la riproduzione della specie. Più in generale, dunque, si può concludere semplificando che la menopausa sia stata un’arma segreta che la biologia evolutiva ha messo al servizio dell’umanità: le donne più avanti con gli anni a supporto delle figlie, per far sopravvivere e proliferare la specie.
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