Ho chiesto a mio figlio se fosse contento di tornare a scuola e la sua risposta è stata: “Sì”. Un bambino di otto anni che nel pieno delle sue vacanze estive ammette senza vergogna, e senza doverci pensare su troppo, che ha voglia di tornare a scuola mi ha dato parecchio da pensare.
Ho pensato che i nostri figli sono dei sopravvissuti, ai (quasi) due, tremendi, anni che abbiamo passato e all’esperienza della didattica a distanza.
Sono sopravvissuti alle lezioni davanti al computer, tante che mio figlio che ha iniziato le elementari nel 2019 quasi non conosce alternativa, lezioni difficili e confuse, nonostante le maestre stoiche e pazienti.
Sopravvissuti alla lontananza, al distanziamento, alla noia e agli spazi chiusi. Alla mancanza di attività ricreative, di sport, di corse, pedalate e ginocchia sbucciate.
Sì, i nostri figli sono dei sopravvissuti alla mancanza di ginocchia sbucciate e lividi sulle gambe. Di cadute, incontri, scontri, compleanni e pomeriggi passati a giocare a nascondino invece che ai videogiochi.
Sono dei sopravvissuti, lo siamo noi. E non sarà stato come andare in guerra ma non si può far finta che non sia nulla. Sono dei sopravvissuti e quello che più auguro a loro per questo nuovo anno scolastico è che la fatica fatta in questi mesi serva per godersi appieno tutto, ma proprio tutto quello che verrà.
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