Sono dati allarmanti quelli comunicati dalle Autorità per quanto riguarda gli affidamenti di minori: circa il 30% dei minori dati in affidamento vengono “riportati indietro” dalle famiglie affidatarie, evidentemente incapaci di provvedere all’educazione e alla crescita dei minori.
Questa situazione causa un secondo, grave abbandono in capo al minore, spesso vittima di abusi e violenza ad opera della famiglia naturale e quindi già fortemente segnato nel suo sviluppo psichico ed emotivo.
Una problematica, questa, ancor più accentuata dal fatto che più della metà dei bambini che non vengono accettati dalle famiglie d’origine viene mandato in una comunità, dove non sempre riesce ad ambientarsi e a trovare un equilibrio.
Affidamenti non andati a buon fine: un problema che fa discutere
Gli ultimi dati nazionali dicono che il 30% dei minori dati in affido viene poi riportato indietro dalla famiglia affidataria, per problematiche di vario genere.
Talvolta il genitore affidatario si rende conto di non poter provvedere alle esigenze del minore, o di non riuscire a reggere una personalità difficile dal punto di vista psicologico.
L’aspetto che però allarma, come anche denunciato da alcuni educatori a contatto con bambini restituiti, è il senso di abbandono che nasce in loro a causa di questo allontanamento: un nuovo trauma, che spesso si aggiunge alle ferite del passato per abusi in famiglia o situazioni di violenza.
Questi minori vengono inseriti in nuovi contesti familiari, dove rischiano però un nuovo abbandono, oppure stanziano all’interno di case famiglia o comunità, nonostante secondo la legge nazionale il collocamento di un minore in una comunità debba essere considerato come extrema ratio, privilegiando sempre la possibilità di trovargli una sistemazione stabile in una famiglia.
I bambini restituiti: traumi e difficoltà di crescita
Parla chiaro anche la garante italiana per l’infanzia Carla Garlatti: “il senso di abbandono influisce fortemente sullo sviluppo educativo e psicologico dei bambini, soprattutto per quanto riguarda l’autostima e la capacità di relazionarsi col mondo esterno”.
La situazione è stata denunciata anche dall’Istituto degli Innocenti, che ha messo in luce come questi bambini entrino spesso in una spirale senza fine fatta di nuovi affidi, brevi ambientamenti e poi nuovi abbandoni, che a lungo andare sviliscono completamente la loro personalità.
Non fanno ben sperare nemmeno le proposte di legge oggi al vaglio del Parlamento, circa la possibilità di prevedere la decadenza automatica degli affidamenti dopo un certo lasso di tempo, se la famiglia affidataria non si dimostra in grado di provvedere al minore.
Si rischia, infatti, di perpetuare il meccanismo delle restituzioni facendolo diventare prassi legale consolidata.
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