Partorire un bambino maschio è più doloroso. Lo rivela lo studio spagnolo condotto dall’Università di Granada in collaborazione con l’ospedale Clinico San Cecilio, e pubblicato in seguito sulla rivista mensile Pediatric Research.
Il test è stato effettuato prendendo in esame 57 partorienti sane, delle quali 27 hanno avuto maschi, e le restanti 29 hanno dato alla luce bambine.
Gli scienziati, dopo aver preso attentamente in esame i parti di entrambi i sessi, e successivamente al prelievo di campioni di sangue, hanno potuto osservare come le madri di figlie femmine avessero sofferto molto meno rispetto alle altre.
Nel sangue di coloro che avevano partorito una femmina infatti, gli studiosi hanno potuto riscontrare una maggiore concentrazione di antiossidanti, i quali sono capaci di apportare numerosi benefici proprio in un momento così delicato come il parto.
Travaglio: con un figlio maschio è più doloroso
Ne risulta quindi che, nonostante i livelli di stress e di paura in vista del travaglio siano gli stessi sia per le madri di maschi che di femmine, le seconde tuttavia avvertono una diminuzione dei dolori del parto in tempi più brevi, e questo veloce recupero permette loro di calmarsi prima e di accumulare meno tensione.
Ma non solo le madri, anche le bambine risulterebbero meno stressate dall’esperienza del parto rispetto ai bambini, e questa osservazione ci mette di fronte ad un chiaro campanello di allarme in quanto ciò significherebbe che il sesso del nascituro possa in qualche modo influire sulla manifestazione di singolari patologie durante l’arco della sua vita futura.
Le donne che subito dopo aver dato alla luce una figlia femmina hanno meno danni alle principali biomolecole e un minor processo infiammatorio durante travaglio rispetto a quelle che hanno partorito un maschietto: pare quindi che ci potrebbe essere un collegamento diretto tra sesso del bambino e processo ossidativo e infiammatorio.
Questa ricerca ci mostra inoltre un interessante campo di studio sui fattori di rischio in relazione a determinate alterazioni funzionali, e ci fa porre delle domande su eventuali conseguenze sulla speranza di vita.
Lo studio non vuole tuttavia in nessun modo spaventare le future mamme di bambini maschi, ma si limita a invitare la ricerca ad approfondire un argomento così affascinante, pur considerando l’esperienza del parto estremamente soggettiva e personale.
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