Un bambino nato lo scorso 23 settembre è stato operato al Sant’Orsola di Bologna con una delicata operazione al cuore mentre si trovava ancora all’interno del pancione della mamma. L’intervento era molto delicato ma è servito per salvare la vita al piccolo Nicolò, che ora sta bene.
L’intervento di valvuloplastica fetale
L’operazione eseguita nel pancione della mamma si è resa necessaria in quanto il piccolo soffriva di una stenosi aortica che dilatava la parte sinistra del cuore, ed è stata condotta da una equipe che comprendeva sia il ginecologo che il cardiologo.
La madre, Emanuela, ed il padre, Antion, di origine albanese ma residenti in Italia da più di 15 anni, a Rimini, si erano recati prima al consultorio e successivamente all’ospedale della loro città, ed in entrambi i casi era stata emessa una diagnosi che si è poi rivelata quella giusta, con la madre che era stata poi affidata alle cure del Policlinico di Bologna.
Una volta in ospedale è stato comunicata un rischio di morte del piccolo molto elevato, che poteva essere evitato con l’intervento. La madre ha chiesto di eseguire il parto anticipato, ma i medici hanno detto che il bambino, di sole 27 settimane, era troppo piccolo e quindi si sarebbe corso un altissimo rischio.
L’intervento, che è uno dei primi mai eseguiti in Italia di questo tipo, è consistito nell’introduzione, nella valvola aortica, di un catetere a palloncino di pochi millimetri. Per gli specialisti del Sant’Orsola di Bologna c’è la consapevolezza di aver conseguito un importantissimo risultato.
L’intervento nelle parole dei protagonisti
Il direttore del reparto di Cardiologia pediatrica del Sant’Orsola, Andrea Donti, ha spiegato che quando ci si trova di fronte a una situazione di questo genere, per il feto ci sono rischi di morte all’interno dell’utero materno a causa di uno scompenso cardiaco, oppure si possono verificare dei blocchi nella crescita del ventricolo con necessità di interventi più complessi dopo il parto.
Sono stati gli stessi medici a raccontare, sulle pagine de Il Resto del Carlino, le dinamiche dell’intervento. La prima parte dell’intervento a coinvolto Gianluigi Pilu, direttore dell’unità operativa di Ostetricia:
Innanzi tutto bisogna anestetizzare il feto perché non senta dolore e per impedirgli di muoversi. Siamo entrati in sala operatoria alle 8 e abbiamo atteso a lungo, controllando con l’ecografo che il bambino si mettesse nella posizione giusta, a pancia in su. Alle 10 è arrivato il momento e ho iniettato l’anestetico nel cordone ombelicale. Poi ho inserito un ago all’interno del cuore del feto, arrivando vicino alla valvola da operare.
La seconda parte dell’intervento ha invece riguardato la vulvoplastica, coinvolgendo il cardiolologo:
Siamo entrati nel restringimento dell’aorta dove si posiziona il catetere, con un palloncino, nel nostro caso di 3,5 millimetri, gonfiato nella valvola per allargarla. In un anno eseguiamo procedure interventistiche di vario tipo su circa 50 neonati e 300 persone di ogni età, ma è la prima volta su un feto: il risultato è stato ottimo e andrà verificato attentamente in futuro.
Niccolò ha superato con successo anche un secondo intervento, effettuato dopo la nascita, e ora è a casa e sta bene. I suoi genitori non possono che essere grati alla struttura che ha saputo salvare la vita al proprio bambino, scegliendo una strada difficile ma percorsa con determinazione e consapevolezza:
Speriamo che la nostra storia dia coraggio a chi si trova nelle nostre condizioni. Noi, seguiti da un ospedale che è un’eccellenza, ci siamo fidati.
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