Vengono descritte come biodegradabili, eco-friendly, riciclabili, mentre spesso sono realizzate in materiali plastici dannosi per la salute e, nonostante la Commissione Ue ne abbia segnalato i rischi, sono ancora reperibili sul mercato. Si tratta di alcune tipologie di stoviglie in polvere di bambù indirizzate alla clientela sensibile al tema dell’eco-sostenibilità perché più naturali e meno impattanti della plastica in quanto prodotte con fibre o polveri di bambù ed altre piante.
Prodotti in bambù: (siamo) sicuri?
In realtà le materie di origine vegetali sono solo una delle componenti che costituiscono piatti, bicchieri, borracce, ciotole ecc; le sostanze principalmente impiegate sono a base di resina melamina-formaldeide (comunque plastica).
Il punto è che questi materiali a contatto con i cibi possono sviluppare sostanze cancerogene, soprattutto se gli alimenti sono caldi e dato che, molto spesso vengono utilizzati negli articoli specifici per l’infanzia, bisogna assolutamente porvi attenzione. Infatti, quando le fibre di bambù o farine di altre piante vengono impiegate come additivi, favoriscono ulteriormente la migrazione dei componenti cancerogeni dalla resina al cibo.
Tutt’altra cosa sono invece le stoviglie prodotte interamente con bambù o altra fibra vegetale garantita al 100%. È necessario quindi verificare scrupolosamente le etichette poiché i produttori tendono a pubblicizzare gli articoli con aggettivi (ecologico, naturale, ecosostenibile) non completamente appropriati trattandosi comunque di plastica.
L’intervento della Commissione Ue
Dopo numerosi allarmi lanciati dagli Istituti che vigilano sulla sicurezza alimentare, la Commissione Europea nel 2021 ha vietato su tutto il territorio l’utilizzo delle stoviglie in polvere di bambù. Infatti dopo Svizzera, Francia ma anche Austria, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, anche l’Italia ha emesso recentemente una circolare in cui mette in atto tutti i controlli del caso e di come in passato i controlli alla dogana siano stati elusi da molti produttori.
I primi a sollevare qualche perplessità sull’uso di fibre vegetali e resine plastiche per la produzione di scodelle e altri contenitori alimentari sono stati i tedeschi. Già nell’anno 2019 in Germania l’organo di sorveglianza aveva ammonito i produttori, poi è intervenuta l’UE che ha fatto proprio il divieto.
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