“I nove mesi dopo” è un docufilm presentato di recente nelle sale cinematografiche, per raccontare il disagio e il dramma di tante mamme, che dopo aver dato alla luce il proprio figlio, non hanno diritto di stare male. Diritto di provare emozioni contrastanti, investite da una tempesta ormonale, le mamme vivono il primo periodo immediatamente dopo il parto in un limbo tra sogno e realtà, tra gioia e paura, e ancora poche persone sono in grado di comprendere e aiutare. Un docufilm che ci racconta realmente cosa si vive dopo il parto.
Cosa è il docufilm Nove mesi dopo
Nato dall’idea di tre registi, Mariagrazia Contini, Paolo Marzoni e Vito Palmieri, e ambientato a Bologna, I Nove mesi dopo racconta i nove mesi dopo il parto, intrecciando le storie di quattro mamme.
Queste donne protagoniste del documentario hanno dei vissuti molto differenti e provengono da realtà sociali distinte che si distanziano molto l’un l’altra.
Tutte queste mamme hanno una cosa in comune: dopo la nascita del bambino sono passate il secondo piano e hanno un dovere, cioè dimostrare (e mostrare) a tutti che sono felici e tutto va bene.
Nessuno si preoccupa di capire perché una neo-mamma provi sofferenza.
Sono mamma ma sono ancora figlia
Dopo la nascita del bambino, tutte le attenzioni ricadono, giustamente, su di lui. Tutti, parenti, amici e conoscenti, si preoccupano di sapere come sta il bambino. Il bambino sta bene? “Ma tu come stai?”. Nessuno si occupa e preoccupa più della neo-mamma, abbandonata in un vortice di emozioni contrastanti.
La neo-mamma deve essere felice perchè ha suo figlio.
In realtà è proprio questo il momento in cui la donna, appena diventata mamma, mostra tante fragilità, insicurezze e debolezze, e più che mai, prima di sentirsi mamma, ha bisogno di sentirsi ancora figlia, coccolata e aiutata.
L’aspettativa di tutti, è che lei sia felice. Ma non sempre è così.
La donna è supportata durante la gravidanza fino al momento del parto, tutti si occupano di lei durante i nove mesi e del “pancione bellissimo che sta costruendo una vita nuova” e dopo il parto solo se subentrano situazioni patologiche.
Dopo il parto la donna “deve essere felice”, anche se nella realtà le difficoltà sono tante.
Il docufilm ha raccolto come testimonianze quattro diverse storie e quattro realtà sociali che si distanziano molto l’una dall’altra, tra queste anche la storia di una coppia di mamme, ripercorrendo e costruendo, con coscienza, ciò che realmente succede dal momento del parto in poi.
Rimane difficile e complesso, se non c’è una situazione “medica” come ad esempio una depressione post-partum, spiegare a chi sta accanto alla neo-mamma che lei può stare male e soffrire, o semplicemente non essere felice, senza una reale motivazione, anche se “ha tutto”. Capita molto più spesso di quanto ci si possa immaginare ed è quanto si racconta in ” I nove mesi dopo”.
Essere mamma non è solo rose e fiori
Perchè guardare questo docufilm? Il tema trattato è la quotidianità che vive una neo-mamma, nel post-partum, nei nove mesi successivi della nascita del bambino. Qui si raccontano le mamme protagoniste del documentario.
Non esiste una scuola per diventare mamma, ma si impara giorno dopo giorno, affrontando le difficoltà del caso e conoscendo il proprio figlio. L’aspettativa di tutti è vedere una mamma felice che porta il suo piccolo nella carrozzina, senza tenere conto dei fattori reali che circondano la maternità e il parto: i dolori e la ripresa da un’eventuale taglio cesareo, gli ormoni, le preoccupazioni, la paura di non farcela, la paura di non “saper fare la mamma”, la paura di non saper riconoscere le esigenze del proprio piccolo, paura di tutto e certezza di niente.
Lo scopo di questo docufilm, sensibilizzare
Supportare il ruolo genitoriale, supportare il ruolo di una neo-mamma, trasmettendo una una comprensione empatica che la possa sottrarre dalla trappola del silenzio. Sensibilizzare chi sta accanto alla neo-mamma affinché abbia una maggior consapevolezza della delicatezza dei mesi che seguono il parto, senza mai fare sentire la donna sola e abbandonata.
I registi hanno voluto penetrare in quattro diversi tessuti sociali, mettendo a confronto quattro realtà con le relative problematiche e difficoltà che possono verificarsi in determinate circostanze e situazioni, proprio per rendere idea di come funziona realmente.
“Dicono che avere un bambino ti cambia la vita, ma lo dicono come se fosse una cosa tutto fiorellini e cuoricini, devo accettare che tutto sia cambiato, che niente sarà più come prima”.
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