Esistono molti studi che trattano la permanenza e la perdita dei ricordi in età infantile. Tutto porta a pensare che si tratti di un processo naturale in cui lo spazio in cui si immagazzinano i ricordi non viene “svuotato” ma semplicemente affiancato da nuovo spazio per nuovi ricordi.
I ricordi dei bambini piccoli
Spesso si crede che la memoria relativa agli episodi della prima infanzia sia legata allo scarso sviluppo del cervello nei bambini piccoli. Invece la memoria comincia a svilupparsi nei primi mesi di vita ed arriva alla sua massima espansione intorno a sette o otto anni.
Sono anni molto intensi sotto tutti i punti di vista, infatti i bambini nei primi anni fanno esperienze nuove tutti i giorni, e immagazzinano una miriade di nuove informazioni.
Ciononostante proprio di quegli anni si hanno pochissimi ricordi: probabilmente questo dipende dallo sviluppo rapidissimo che il cervello ha in quegli anni e l’assenza di una capacità di linguaggio che possa esprimere pienamente e consapevolmente quel tipo di ricordi.
La perdita dei ricordi dei primi anni di vita
Nei bambini si sviluppano circa settecento connessioni neuronali al secondo e questo porta a una continua crescita di dati da immagazzinare: in parole semplici il cervello mentre porta avanti il suo sviluppo deve trovare il modo di fare spazio per i ricordi nuovi, accantonando quelli più vecchi.
Proprio perché in età prescolare ogni cosa è una nuova scoperta i ricordi sono numerosissimi, l’amnesia sembra un processo di selezione naturale innescata in autonomia dal nostro cervello.
Il periodo in cui si dimentica molto dei primi anni di vita è intorno ai 6/8 anni: dalle ricerche è emerso che i bambini di cinque anni ricordano l’80% di quello che hanno vissuto a 3 anni, mentre a 8 i ricordi della vita da treenne sono meno della metà.
La memoria nei topi: l’esperimento
Ad avvalorare questa tesi sono stati svolti molti studi, alcuni dei quali hanno coinvolto, come in uno studio svolto all’Università di Toronto, dei topi, sia adulti che cuccioli.
I topi avevano vissuto tutta la vita in una gabbia di plastica, sono stati spostati in una gabbia di metallo e sottoposti a una leggera scossa elettrica: i topi cuccioli, se spostati nuovamente nella gabbia in plastica, dopo un giorno avevano già dimenticato la scossa elettrica, mentre i topi adulti non la dimenticavano e ogni qualvolta venivano spostati nella gabbia in metallo manifestavano atteggiamenti legati alla paura e allo stress.
Le nuove cellule nervose e i ricordi
Questi studi quindi ci suggeriscono (anche grazie alla mappatura delle cellule neuronali con marcatori che ne evidenziassero la presenza con una proteina radioattiva) che le nuove cellule non vanno a sostituirsi a quelle vecchie, ma anzi vanno ad inserirsi nei circuiti neuronali già attivi: a questo punto i ricordi più vecchi sono ancora presenti ma non accessibili, bloccati dai ricordi più recenti.
La dimenticanza sarebbe lo scotto da pagare per un cervello che cresce e si amplia.
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