Perché è importante non far sentire un figlio, nè in debito, nè in credito sin da
piccolo? Scopriamolo insieme con un frammento di vita vissuta…
F. ha 65 anni, un matrimonio terminato alle spalle e due figli giovani adulti.
Da sempre, ha un rapporto di dipendenza con la figura materna, contraddistinto da
conflittualità, rabbia e sensi di colpa.
È cresciuta con un’educazione che le ha impartito il senso del dovere e del sacrificio, in
particolare, la madre le ha sempre trasmesso, inconsapevolmente, riproponendo ciò
che ha vissuto come figlia, il messaggio di doverla ripagare per tutto ciò che le ha
donato, emotivamente e concretamente.
F., inconsciamente e non a caso ha scelto un partner altrettanto dipendente dalla
propria famiglia d’origine.
Al momento in cui F. è divenuta madre ha vissuto i propri figli come un dono verso i
propri genitori, colmando il loro “nido vuoto”, ricevendone un grande aiuto pratico ma
permettendogli movimenti invasivi e sostitutivi nell’accudimento.
Al momento della morte del padre di F., sua madre ha dichiarato di non riuscire a vivere
da sola.
F., pur consapevole del loro rapporto difficile si è sentita in dovere di trasferirsi, con la
sua famiglia a casa della madre. Da lì, il rapporto è divenuto maggiormente conflittuale
e la coppia di F. ha perso ulteriore intimità, giungendo alla separazione.
I figli di F. mostrano difficoltà nello svincolarsi dalla famiglia, nel raggiungere
un’autonomia pratica ed emotiva, proprio come i loro genitori.
Ad oggi F. vive con la madre e i figli, non riuscendo ad instaurare un nuovo rapporto di
coppia ed essendo ancora alla ricerca di quel riconoscimento materno che non sente di
aver avuto.
F. ha sentito di dover ripagare e risarcire la madre per tutto ciò che le è stato dato e per
le aspettative espresse, attraverso comportamenti e frasi come “grazie a me hai potuto
studiare “, “la figlia femmina deve prendersi cura dei genitori”, “tu ti divertiti e mi lasci
sola” , “tu vai in vacanza e io non ne ho mai fatta una e non mi hai mai portato con te”
ecc..
Questo frammento di esperienza reale apre ad una riflessione che esula dalla
colpevolizzazione dei genitori ma bensì mira a sostenere la consapevolezza nello
svolgere un ruolo complesso e fondamentale come quello genitoriale.
Attraverso questo breve articolo divulgativo forniremo alcuni input di riflessione che
possano favorire la sensibilizzazione su un tema molto importante per la crescita di un
individuo: i debiti e i crediti familiari.
Cosa sono i debiti e i crediti familiari?
I debiti e i crediti familiari si tramandano da una generazione all’altra, spesso
inconsapevolmente e corrispondono al vissuto emotivo per cui si sente di dover
ricompensare la propria famiglia d’origine per ciò che si è ricevuto o al contrario, di
dover essere risarciti per le mancanze e i torti subiti nella storia familiare.
Ciò può tradursi anche in aspetti pratici, che riflettono ragioni inconsce, ad esempio per quanto concerne le questioni ereditarie.
Come incidono i debiti e crediti familiari sulla crescita di un individuo?
Facciamo luce sul decorso di uno sviluppo sufficientemente sano, che prevede una
fase di dipendenza sana e fisiologica del bambino dalla propria famiglia, che
dovrebbe gradualmente evolvere in un senso di appartenenza e nella possibilità
di separazione, con l’obiettivo di raggiungere in età adulta un buon grado di
differenziazione, e quindi la maturità emotiva, che corrisponde alla ricerca di un
equilibrio tra vicinanza e separazione con la propria famiglia d’origine.
Per potersi realmente separare è quindi necessario aver sperimentato un senso di
appartenenza nella propria famiglia, che è reso possibile da una primaria e sana
esperienza di dipendenza.
Nelle storie di sviluppo in cui non si sono soddisfatti gli antichi e fisiologici bisogni di
dipendenza, la persona avrà probabilità di ricercare la compensazione in “dipendenze
sostitutive”, nelle relazioni affettive, nel cibo, nel lavoro, nelle tossicodipendenze ecc..
I debiti e i crediti familiari, se presenti in maniera pervasiva, rigida e inconsapevole favoriscono la condizione di dipendenza del figlio dalla famiglia anche in età adulta, ostacolando la crescita e lo svincolo.
I debiti e i crediti: i germogli durante l’infanzia
Esiste un fisiologico e sano senso di debito e riconoscimento verso chi ci ha donato la
vita. Così come, è parte del naturale processo di crescita, poter contattare intimamente le mancanze e gli umani limiti genitoriali.
Un percorso evolutivo prevede un’autodeterminazione della persona che potrà
attraverso la ricerca di sé e della propria identità raggiungere un autentico grado di
libertà, e la possibilità di umanizzare le figure genitoriali, accettando la propria
storia e riconoscendo la personale responsabilità.
Se il senso di debito, o di credito, è invece pervasivo ed impedisce la libertà di
movimento e di scelta può contribuire all’insorgenza di un malessere personale e
relazionale.
Poniamo ad esempio un figlio neogenitore che si sente ancora molto in debito verso i
propri genitori, potrebbe inconsciamente permettere ai nonni di sostituirsi a sé nella
cura dei propri figli, non sentendosi pienamente legittimato nel proprio ruolo.
O, ad esempio, un giovane che non si sente libero di seguire le proprie inclinazioni
professionali perché sente di dovere soddisfare le aspettative genitoriali, per saldare il
debito inconscio, ciò potrebbe compromettere la realizzazione professionale.
È importante prevenire, sin dall’infanzia, la strutturazione di dinamiche di
involontario “ricatto affettivo”. Forniremo, alcuni input utili in tal senso:
- Non trasmettere ai bambini il senso di colpa: spesso involontariamente i
genitori fanno sentire in colpa i bambini: “es. per colpa tua ho mal di testa”. Ciò
contribuisce a sviluppare nel bambino una percezione negativa di sé, con cui si
identifica, sentendosi responsabile del malessere genitoriale. Ciò innescherà un circuito di rabbia e senso di colpa di non semplice risoluzione, che si potrà protrarre nel tempo.
- Trasformare Il senso di colpa in senso di responsabilità, rimandando un
comportamento errato ma non un opinione negativa globale sul bambino, né
attribuendo il proprio stato d’animo alle sue condotte: “es. è diverso affermare
“questo comportamento non va bene”, dal dire “oggi sei stato cattivo”. - Il senso di colpa spesso è bidirezionale: anche il genitore può sentirsi
eccessivamente in colpa per eventuali disagi del bambino, come se tutto
dipendesse da sé. Ciò a volte può comportare difficoltà nel porre dei limiti e nel
dire dei no, che invece sono fondamentali. Il bambino potrebbe interiorizzare una modalità relazionale per cui si sente in credito verso i genitori e gli altri e non tollera le frustrazioni. - Trasmettere un amore incondizionato, non connesso alla “performance”.
Molti bambini sentono di dover essere bravi per essere amati. Ciò potrebbe in
futuro trasferirsi in altre relazioni. È importante che il bambino si senta amabile a prescindere dalle performance. Ciò vale anche per il genitore, che a volte sente di dover “meritare e assicurarsi” il bene del figlio, eccedendo ad esempio in regali. - Osservare la libertà di espressione dei propri bisogni da parte del bambino.
È importante che i figli sentano la possibilità di deludere i genitori, certi del loro
amore. - Sostenere i graduali movimenti di autonomia del bambino: è importante che
i genitori costituiscano una base sicura da cui allontanarsi, sapendo di potervi
fare ritorno, interiorizzando un senso di fiducia e sicurezza.
Non esiste una guida per essere genitori, siamo tutti umani, con risorse e fragilità e con
una storia che inevitabilmente ci ha condizionato.
In particolare, per il tema dei debiti e dei crediti familiari per un genitore è fondamentale riflettere sulla propria esperienza di figli per rintracciare qui nodi che potrebbero riproporsi nelle generazioni future se non riconosciuti ed elaborati.
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