I bambini devono stare all’aria aperta. Non è solo la classica frase fatta che ci sentiamo ripetere dal pediatra, ma una realtà oggettiva che tutti noi genitori, compatibilmente con il contesto in cui viviamo, dovremmo mettere in pratica. Oggi sembra che, almeno per quanto riguarda il percorso didattico dei nostri bambini, questa sia una realtà possibile. Ovviamente a fare scuola sono i paesi nordici che, in quanto a natura, sono sempre un passo avanti, ma questa volta anche l’Italia sembra recepire positivamente il messaggio. Iniziano, infatti, a diffondersi le scuole nel bosco, quindi degli spazi ludico-didattici dove apprendere significa fare esperienza a stretto contatto con la natura.
In Danimarca, gli Asili nel bosco sono oltre 1000, ma anche il nostro Paese si sta portando al passo. L’idea di imparare all’aria aperta è di Ella Flatau che negli anni ’50 realizzò il primo asilo all’aperto in Danimarca. L’idea piacque e gli asili nel bosco si diffusero ben presto in Danimarca e Germania. Ma torniamo all’Italia. In Trentino troviamo uno dei primi percorsi didattici per bambini dai 2 ai 6 anni interamente sotto il cielo, tra foglie e rami, sassi e terra. I bambini hanno così l’opportunità non solo di giocare all’aperto, ma anche di conoscere una natura che, troppo spesso, gli viene preclusa.
Ma cosa fanno i bambini negli asili nel bosco? Si sporcano! Certo, con buona pace di noi mamme, perché hanno la possibilità di esplorare, di toccare la terra, il fango, il fogliame, tutto quanto si trovi, appunto, in natura e, se sono fortunati, con l’occasione di vedere gli animali che popolano questa realtà. In caso di mal tempo, naturalmente, gli asili nel bosco sono dotati di uno spazio coperto dove rifugiarsi.
E dal punto di vista didattico quali sono i vantaggi? Secondo chi ha studiato questa condizione tanti, tra cui una maggiore creatività dei bimbi, un maggiore senso critico e una maggiore capacità di risolvere conflitti e problematiche. Insomma, i bambini che frequentano queste strutture hanno una marcia in più. Ma non è tutto. A livello di costi, queste strutture, pesano molto meno sia sul bilancio familiare che su quello dello stato, cosa che permetterebbe di reinvestire quanto risparmiato sull’assunzione di nuovi educatori che sarebbero in grado di seguire meglio i nostri piccoli.
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