Arriva da Filippo Maria Ubaldi, presidente della Società italiana di fertilità e sterilità-medicina della riproduzione, la proposta di avviare i ragazzi ad una concreta forma di educazione alla fertilità prima che, biologicamente parlando, giungano al momento naturale in cui poter cominciare a pensare di avere figli.
Regole, rischi e rimedi, possono attraverso un preciso programma scolastico essere spiegati in modo chiaro e preventivo a ragazzi e ragazze, così da istruirli al meglio sul delicato e complesso tema della fertilità.
Fertilità imparata a scuola
L’esperto Filippo Maria Ubaldi, presidente della Sifes-Mr, mentre era a Milano in occasione del congresso della Società europea di riproduzione umana ed embriologia, ha voluto dire la sua circa la possibilità di parlare di fertilità ai ragazzi in età scolare.
Il suggerimento fornito da Ubaldi mira a ricordare come la fertilità non sia infinita, e dunque come possa risultare decisamente utile che i giovani la imparino e la avvicinino già durante la scuola superiore. La proposta presentata prevedrebbe una specie di educazione alla sterilità e alla fertilità condotta sui banchi di scuola, per avviare ragazzi e ragazze verso un mondo che dovranno per forza di cose imparare a conoscere negli anni immediatamente successivi.
Missione di questo speciale insegnamento sarebbe quello di spiegare agli studenti come avere un bambino, quali tempi occorrono per averlo e gestirlo, quali devono essere i possibili rimedi contraccettivi, così da rendere maggiormente consapevoli i futuri genitori.
Scarsa informazione e poca conoscenza
Lo stesso Ubaldi ha sottolineato come oggi purtroppo vi sia troppo spesso poca chiarezza se non persino disinformazione riguardo il tema della fertilità. L’esperto ha confessato che molte donne con cui ha parlato non conoscono i rischi legati ad un concepimento oltre i 40 anni, e come per contro invece casi particolari di nascite over 50 siano altamente pubblicizzati e resi sensazionali dalla stampa.
Occorre dunque cercare di portare avanti una campagna di informazione coerente e capace, che possa indirizzare soprattutto i più giovani verso le giuste valutazioni relative alla fertilità. Tale sensibilizzazione andrebbe espressamente condotta prima dei 20 anni, fase in cui si è sessualmente più attivi e in maniera consapevole si può scegliere di avere figli. Ecco quindi che la scuola diviene il contenitore perfetto e temporalmente ideale nel quale poter inserire le primarie nozioni di fertilità.
In questa idea di progetto, Ubaldi cerca quindi di rispondere anche al tema della denatalità, sempre più discusso in Italia e nella vecchia Europa. Il direttore del ha infatti ulteriormente spiegato “Le motivazioni (del calo delle nascite, ndr) sono molte e molto complesse e riguardano situazioni sociali. Sicuramente si fanno figli sempre più tardi e questo porta a una riduzione della probabilità di avere un bambino. Nell’analizzare le ragioni di ciò, c’è chi banalizza dicendo che le donne non vogliono bambini, senza valutare per esempio che anche l’uomo ha un peso e può non assumersi la responsabilità di averli“.
E l’educazione sessuale nelle scuole ?
Da donne, mamme e non mamme, possiamo dire che il tema della natalità e della fertilità è sicuramente da approfondire. Tuttavia bisognerebbe interrogarsi sul perché in tutti questi anni, nelle scuole italiane è stato fatto poco (o niente in moltissimi casi) per portare l’educazione sessuale sui banchi di scuola in modo serio, per educare i più giovani anche nella sfera della sessualità e della trasmissione delle malattie.
Come riassume il dottor Ubaldi infatti : “Sia ai ragazzi che alle ragazze bisogna spiegare tutto: come e quando si dovrebbe avere un bambino, quando è meglio concepirlo, quali possono essere i rimedi se, in quello che sarebbe la fase giusta della vita, non si vuole avere dei figli, per esempio la preservazione della fertilità. Dopodiché spetta al ragazzo e alla ragazza prendere una decisione consapevole”.
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