La vocina che le mamme utilizzano per parlare con i propri bambini è un vero e proprio linguaggio universale, scientificamente studiato.
Recenti studi infatti hanno dimostrato che il ‘parentese’, lingua parlata dai genitori ai loro bimbi piccoli, favorisce lo sviluppo intellettivo ed emotivo di questi ultimi e dunque può essere un valore aggiunto.
Il parentese (o mammese): come comunicare con il neonato
Ammettetelo: la fate anche voi quella vocina strana quando parlate con i vostri figli piccoli!
Quel tono di voce che cambia è tipico di tutte le mamme che vogliono comunicare con il proprio cucciolo.
Anche se dall’esterno può sembrare di essere un po’ folli e di aver perso la testa per il proprio bambino, il parentese, o mammese, è la lingua che tutte le mamme del mondo utilizzano per farsi capire dal neonato, per giocare con lui e per attirare la sua attenzione.
In realtà dietro a questa stranezza c’è una spiegazione scientifica e non è solo l’amore che parla.
Il parentese: che cos’è e da chi è parlato
Con il termine parentese si intende un linguaggio con parole di senso compiuto, caratterizzato però dall’allungamento di alcune vocali e l’accentuazione di alcuni suoni, che viene spesso utilizzato dai genitori per comunicare con i propri bambini piccoli.
Il parentese, derivato dal termine inglese parents che significa genitori, è praticamente una lingua universale che accomuna i genitori di ogni nazione e lingua di origine.
Da non confondere con il baby talk (il bambinese) inteso come l’uso di suoni e parole inventate, il parentese può dunque servire per migliorare l’apprendimento del linguaggio nei bambini molto piccoli.
Uno studio dell’Institute for Learning & Brain Sciences, dell’Università di Washington, ha dimostrato come il parentese lingua venga utilizzata dai genitori di tutto il mondo, a prescindere dalla loro lingua di origine; inoltre, dallo studio è emerso quanto essa sia fondamentale per lo sviluppo dei bambini.
Il parentese: come può aiutare lo sviluppo intellettivo dei bambini
Lo studio ha preso due gruppi, uno formato da genitori che parlavano il parentese ai propri figli e l’altro, di controllo, che non utilizzava questa lingua; dai risultati è emerso come nel primo caso si fosse instaurata una comunicazione migliore tra genitori e figli, con un conseguente miglioramento anche del rapporto interpersonale.
Proprio per questo sono stati organizzati delle vere e proprie sessioni di coaching per poter apprendere al meglio questa lingua, anche alla luce di un precedente studio del 2018 condotto dai ricercatori di I-LABS; questa ricerca aveva mostrato come i bambini ai quali veniva parlato il parentese erano in grado di apprendere più termini e parole, nei primi quattordici mesi di vita.
Quando si ha tra le braccia la propria creatura è naturale per una mamma cambiare il tono di voce (accade anche quando si legge una favola), ma quello che i ricercatori hanno confermato è che quelle vocine delle mamme sono un linguaggio universale con cui si comunica con i neonati.
Il parentese è uguale in tutte le lingue, come se fosse un elemento innato di una madre.
Anche voi fate delle vocine buffe e utilizzate diminutivi e vezzeggiativi per parlare con i vostri bimbi?
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