Come ad ogni inizio del nuovo anno scolastico, a tornare nelle aule non sono solo studenti e insegnanti ma anche questioni e problematiche che spesso si ripetono ciclicamente. A salire in cattedra, ancora una volta, l’amletico quesito: smartphone in classe, si o no?
A far discutere nuovamente sul tema è stato un provvedimento adottato dal liceo paritario Malpighi di Bologna, in cui si è deciso di vietare l’uso dei telefoni cellulari a scuola. Quello che ha scatenato le polemiche è stato il fatto che gli allievi di tale istituto non possono tenere i dispositivi nemmeno al momento della ricreazione; tutto ciò per non compromettere l’attenzione durante le lezioni e favorire i rapporti sociali fra coetanei, come spiega la Rettrice, Elena Ugolini.
Per avvalorare questo comportamento e trasmettere il buon esempio l’astensione dal cellulare è estesa anche al corpo docente, che si premura di lasciare i propri device nelle borse o in sala insegnanti.
Smartphone in classe: cosa dice la legge
In realtà il provvedimento non dovrebbe provocare tanto stupore in quanto in Italia esiste già una legge, in vigore dal 2007, che vieta l’utilizzo dei telefonini durante l’attività didattica.
Ma evidentemente nell’istituto bolognese si è ritenuto necessario ritirare gli smartphone all’ingresso in aula per evitare che vengano accesi. Secondo quanto sostiene il Professor Marco Ferrari, Preside del Malpighi, la decisione è stata deliberata in accordo con insegnanti e neuropsichiatri (e condivisa con i genitori), dopo aver constatato che i ragazzi non solo faticavano a concentrarsi in classe ma durante l’intervallo erano completamente assorbiti dai propri cellulari piuttosto che socializzare con i compagni.
Il liceo emiliano non è l’unico caso del Paese, anzi, sembra che il 26% delle scuole italiane sia ricorsa a metodi simili per porre dei limiti a questo utilizzo smodato.
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Giovani e cellulari: uso o abuso?
Purtroppo i due anni di pandemia, con conseguenti lockdown e periodi di DAD, hanno incoraggiato notevolmente l’utilizzo del cellulare soprattutto da parte dei ragazzi, creando una situazione di forte dipendenza.
È pur vero che i giovani in età scolare sono stati praticamente costretti dalle circostanze a rapportarsi in maniera sempre più consistente con i supporti digitali; vuoi per far fronte alla necessità della didattica a distanza, vuoi per restare in contatto con amici e parenti forzatamente lontani.
Ora diventa difficile chiedere ai nostri figli di staccarsi da questi aggeggi che racchiudono (in molti casi) tutto il loro universo social: cosa fare? Il nocciolo della questione è proprio qui; esistono pareri discordanti su quale possa essere la soluzione, non tutti pensano che applicare misure drastiche permetta di ottenere il risultato desiderato.
Secondo alcuni dirigenti scolastici, proibire il cellulare sortirebbe l’effetto contrario e cioè far desiderare ancora di più l’oggetto vietato. Il Preside di una scuola della provincia bresciana, ad esempio, è fermamente convinto che non è necessario imporre troppi divieti ma educare gli studenti ad un uso consapevole del dispositivo.
Quest’ultimo, naturalmente, deve essere spento durante le lezioni a meno che l’insegnante non lo ritenga utile al contesto, valutando caso per caso, responsabilizzando gli allievi e intervenendo qualora vengano oltrepassati i limiti.
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