La bronchite è un’infiammazione delle vie aeree, nello specifico dei bronchi, piuttosto comune nei bambini. Si tratta di una malattia che si manifesta con la presenza di una tosse insistente e che si risolve in genere spontaneamente, senza particolari complicazioni, ma è bene sapere cosa aspettarsi.
Il dottor Goffredo Alviano Glaviano, pneumologo di MioDottore, ci aiuta a fare chiarezza sulla patologia.
Che cos’è la bronchite
La bronchite è un processo infiammatorio che interessa la trachea e i bronchi di grandi e medie dimensioni; quando sono colpiti anche i piccoli bronchi e i bronchioli si parla invece di polmoniti. La bronchite può manifestarsi in forma acuta, cronica o ricorrente.
È quasi sempre causata da infezioni, trasmessa per via aerogena attraverso “goccioline” di saliva o di secrezione nasale contenenti virus o batteri. Per questo motivo, è frequente che i bambini si contagino appena cominciano a frequentare nido, asilo o scuola, ma anche in casa, da adulti portatori sani e inconsapevoli. L’arrivo dell’inverno, con la frequentazione di luoghi chiusi e poco areati, aumenta inevitabilmente il rischio di contrarre l’infezione.
Tipi di bronchite
La bronchite è normalmente dovuta a infezioni virali o batteriche, che possono manifestarsi in qualsiasi periodo dell’anno, con maggiore frequenza nei mesi invernali.
La maggior parte delle bronchiti acute è di origine virale ed è causata da Rhinovirus; sono frequenti anche le forme causate da Virus Respiratorio Sinciziale, Virus Influenzali e Parainfluenzali, Adenovirus e Paramixovirus. A quest’ultima famiglia di virus fa parte anche il principale responsabile del morbillo; difatti, questa malattia infettiva è sempre associata a sintomi di bronchite acuta, che spesso precedono le famose “macchioline rosse” dell’esantema.
Per quanto riguarda le bronchiti batteriche, queste difficilmente interessano in prima battuta i bambini, a meno che non siano immunocompromessi e sono spesso il risultato dicomplicanze delle forme virali o causate da Streptococco, Stafilococco, Emofilo e Moraxella. Meno frequenti sono le bronchiti dovute da Mycoplasma e quelle da Pertosse e Difterite.
Infine, occorre menzionare anche la bronchite cronica o ricorrente, anch’essa causata da infezioni, ma accompagnata da co-fattori che giustificano il ripetersi dei disturbi e che devono essere ricercati accuratamente.
Le malattie, bronchite compresa, possono essere classificate in base alla durata del decorso in:
- acute, se la guarigione avviene dopo alcuni giorni o poche settimane;
- subacute, se ciò avviene nel giro di 1-2 mesi;
- croniche, se la sintomatologia persiste indefinitamente nel tempo, anche se in forma molto più attenuata rispetto all’esordio.
Bronchite nei bambini: i sintomi
I sintomi della bronchite acuta virale esordiscono di solito gradualmente: dopo 2-3 giorni in cui si osserva solo una rinite, inizia la tosse; questa si presenta con accessi spesso violenti, tali da provocare vomito contenente alimenti o muco. Nelle infezioni da Rhinovirus la tosse si manifesta spesso con un respiro sibilante, che induce a pensare all’asma. Nei primi giorni, può essere presente un’alterazione della temperatura corporea al di sotto dei 38°C, che scompare, spontaneamente o con una terapia antinfiammatoria.
Nella maggior parte dei casi i sintomi si risolvono in 10-14 giorni. Se la tosse persiste oltre le 2 settimane o se la temperatura tende a rimanere al di sopra dei 38°C occorre pensare a una sovrainfezione batterica, all’evoluzione verso una broncopolmonite o alla presenza di una patologia diversa. Perciò la persistenza di una tracheobronchite deve indurre sempre a praticare ulteriori accertamenti.
Asma, bronchite batterica e polmonite sono le principali malattie respiratorie che possono avere elementi clinici in comune con la bronchite acuta. Ci sono altre patologie, relativamente rare ma pur sempre presenti, che devono essere prese in considerazioni quando i sintomi persistono ben oltre il decorso standard.
Bronchite nei bambini: quanto dura?
La bronchite nei bambini non si differenzia da quella negli adulti. Il suo decorso “classico” dura in media 10-14 giorni, con una progressiva scomparsa della febbre, dei sintomi delle prime vie aeree e, infine, della tosse. Questa può permanere anche alcune settimane dopo la completa guarigione clinica e si affievolisce progressivamente.
Nel caso lo stato infiammatorio persista nel tempo, nel bambino è più corretto parlare di bronchite ricorrente, anziché di bronchite cronica come avviene per l’adulto, per la sostanziale differenza nei meccanismi causali e strutturali. Il sintomo cardine è, come sempre, la tosse.
La tosse cronica o ricorrente può essere secondaria a fattori intrinseci dell’organismo (reflusso gastroesofageo, deficit di IgA e altre condizioni più rare), a fattori estrinseci (fumo passivo, corpo estraneo endobronchiale, ecc.) o alla combinazione di fattori intrinseci ed estrinseci (es. familiarità allergica ed esposizione a sostanze sensibilizzanti, come le muffe domestiche o gli acari della polvere).
I medici devono sempre ricordare, e far comprendere ai genitori, che una bronchite cronica o ricorrente – se sottovalutata – provoca nel tempo delle alterazioni strutturali irreversibili dell’apparato respiratorio. Una volta esclusa una causa organica, si deve considerare anche la possibilità di una tosse psicogena, specie in presenza di una marcata ansietà dei genitori.
La tosse psicogena ha di solito caratteristiche insolite: cessa durante il sonno o quando il bambino crede di non essere osservato.
Bronchite nei bambini: come si cura
La terapia è soprattutto sintomatica: antinfiammatori o antipiretici, mucolitici ed eventuali sedativi della tosse ad azione periferica in presenza di tosse secca e assenza di abbondante muco.
Gli antibiotici sono di solito prescritti se la persistenza di una febbre al di sopra dei 38°C fa pensare a una sovrainfezione batterica o se il pediatra sospetta una broncopolmonite.
Bronchite o bronchiolite? Come si distingue
Bronchiolite significa letteralmente infiammazione dei bronchioli, ma nei bambini sotto i due anni il termine viene generalmente applicato per indicare una sindrome clinica particolare di origine virale, a possibile rapida evoluzione in insufficienza respiratoria acuta.
Nella maggioranza dei casi di bronchiolite, l’agente responsabile è il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS); seguono altri virus, quali Adenovirus, Parainfluenzale tipo III ed Enterovirus.
La pericolosità del VRS consiste nel fatto che esso sopravvive diverse ore nelle goccioline di espettorato del soggetto infetto, per cui può depositarsi sulla superficie di oggetti, dai quali passa nelle vie aeree del bambino, infettandolo.
Il virus penetra nei bronchi piccoli e periferici (bronchioli) infiammandoli e ostacolando l’arrivo dell’aria negli alveoli. Così facendo, si alterano gli scambi respiratori a livello degli alveoli da cui deriva la pericolosità del VRS: per via delle ridotte dimensioni del calibro dei bronchioli e della superficie polmonare disponibile per la respirazione, più piccolo è il bambino infettato, più pericolosa e potenzialmente fatale è l’infezione.
In conclusione, la bronchite si distingue dalla bronchiolite per una molto minore intensità dei sintomi, per una più lieve compromissione dello stato generale e della reattività psico-fisica del bambino e soprattutto per l’assenza di un colorito livido (cianotico) di labbra e unghie, che indica con pochi dubbi l’insorgere di un’insufficienza respiratoria.
Quando è necessario chiamare il Pediatra?
Il pediatra andrebbe chiamato quando la febbre persiste oltre i 38°C per più di 48 ore, manifestandosi puntualmente dopo la cessazione dell’effetto degli antipiretici. Quando la tosse e la compromissione delle condizioni generali del bambino fanno sospettare una bronchite batterica sovrapposta o l’evoluzione in polmonite, è necessario attendere il consiglio del Pediatra per iniziare la terapia antibiotica.
Bisogna invece chiamarlo immediatamente se il bambino è particolarmente abbattuto, poco vivace, se respira col torace “a mantice/soffietto” e se appare anche solo lievemente cianotico.
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