Ha fatto scalpore (e il giro di tutto il web) la vicenda di Sara Bjork Gunnarsdottir, calciatrice professionista che attualmente gioca nelle file della Juventus femminile. La sua precedente squadra, l’Olympique Lione, le aveva sospeso lo stipendio durante la gravidanza, ma la 32enne ha deciso di fare ricorso contro la sua ex squadra, vincendolo: il Lione dovrà pagare alla sua ex calciatrice la somma di ben 82.094 euro.
Dopo la vicenda dello scorso anno che ha visto protagonista la pallavolista italiana Laura Lugli, che è stata addirittura citata in giudizio dalla sua società per essere rimasta incinta, torna ancora una volta sotto i riflettori l’annosa questione di maternità e lavoro, declinata al mondo dello sport.
La vicenda di Sara Bjork Gunnarsdottir
La storia di questa giovane calciatrice è stata resa nota dal sito web The Players Tribune, che ha raccolto la vicenda di Sara Bjork Gunnarsdottir e pubblicato quanto accaduto.
La donna, infatti, ha raccontato che alla gioia per il lieto evento, sono sorti in lei sin dal primo momento dubbi su una eventuale reazione del club per cui gioca alla notizia della gravidanza. Dubbi che, con il trascorrere delle settimane, si sono mostrati essere reali.
E così Sara, dopo aver parlato con il medico del club, decide di tornare in Islanda, suo paese natio, dove prosegue serenamente tutto il periodo di gestazione a fianco alla sua famiglia. Sembrava tutto perfetto, fino a quando non riceve il suo primo stipendio: una piccola percentuale di un fondo pensionistico e nulla più.
Il suo agente cerca di mettersi in contatto con il direttore del club per capire cosa fosse successo, ma invano. Ritenta una seconda volta, ma le risposte continuano a non arrivare, e così Sara decide di inoltrare al club una lettera formale, a seguito della quale viene informata che, secondo la legge francese, lei aveva diritto solo a due mensilità.
Stipendi non pagati, il Lione condannato a pagare Sara Bjork Gunnarsdottir
In questa vicenda, sono stati coinvolti sia il sindacato dei calciatori che la FIFPRO, ossia la federazione internazionale dei calciatori professionisti. Sara, non ottenendo una motivazione valida e concreta da parte del Lione, decide di coinvolgere appunto la FIPRO e successivamente la FIFA. Il club reagì male di fronte a questa presa di posizione della calciatrice e la minacciò dicendole che: “Se Sara va alla FIFA con questo, non ha alcun futuro a Lione”.
Nonostante questa affermazione, il club è stato condannato a pagare ogni mensilità alla calciatrice, secondo quanto previsto dalle regole della FIFA. La FIFPRO ha definito la sentenza “storica” per “la rigorosa applicazione dei diritti legati alla maternità delle calciatrice è esecutiva”.
Oggi Sara è contenta perché le è stato riconosciuto un diritto che le spetta, ma al tempo stesso la vicenda che l’ha coinvolta le ha fatto capire quanto lavoro ci sia da fare sul piano culturale.
— Sara Björk (@sarabjork18) January 17, 2023
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