Chissà quanti alunni avrà visto impugnare male penne e matite quella maestra che ha deciso di vietare l’uso della biro nelle sue classi, scegliendo invece la stilografica per aiutare i bambini a trovare la giusta impugnatura della penna.
Promotrice di questa idea è la maestra Annamaria Umer, che in un post su Facebook spiega l’utilità della penna stilografica per i primi approcci con la scrittura.
La scelta della maestra Annamaria per aiutare i suoi alunni
Quella che può sembrare all’inizio una scelta bizzarra si rivela una soluzione intelligente da parte della maestra Annamaria, che ha deciso di spiegare la sua presa di posizione.
È vero che in passato l’impostazione scolastica su postura e grafia erano forse fin troppo rigide (ad esempio sui bimbi mancini), ma esistevano alcune consuetudini che hanno contribuito a crescere generazioni di persone che impugnano la penna correttamente e hanno una scrittura piuttosto standard e leggibile.
La maestra ha pertanto deciso di recuperare un retaggio del suo passato, visto che si autodefinisce come appartenente alla generazione del “cartaceo superiore”: quell’affascinante penna stilografica che molti bambini nemmeno avevano mai visto e che invece è diventata la compagna delle lezioni.
La maestra ha prima esaminato le abitudini dei bambini, notando come con l’impugnatura errata della biro si realizzasse un tratto troppo marcato e spesso, affaticando il bambino e rendendo l’apprendimento della scrittura molto più faticoso.
Il suo scopo non era ottenere tanti piccoli calligrafi, ma semplicemente facilitare temi e dettati, insegnando loro una buona impugnatura della penna, norma utile non solo sul momento ma anche per il resto della vita.
Le conseguenze di un’impugnatura sbagliata sono state riscontrate anche durante l’ora di educazione artistica, quando la percentuale di studenti che usciva dai bordi ed era incapace di realizzare un disegno preciso appariva cresciuta in maniera esponenziale rispetto al passato.
L’uso pedagogico della matita
La maestra Annamaria non è però partita a gamba tesa con la stilografica nelle sue ore di lezione, ma ha iniziato con le prima classi con la matita come strumento didattico, secondo lei migliore della classica biro.
In primo luogo, con la matita per scrivere e disegnare non serve premere troppo, aiutando così il piccolo a dosare la forza e a migliorare la sensibilità della mano e portando a migliori risultati dal punto di vista della grafia e della capacità di stare nei bordi.
Inoltre, l’impatto psicologico della matita è ben diverso rispetto a quello della penna, soprattutto quando il bambino è ancora nella fase dell’apprendimento ed è facile che faccia errori.
Pertanto, sapere di poter cancellare lo aiuta a tenere sotto controllo l’ansia e certamente a commettere meno errori, essendo tranquillo durante il suo lavoro quotidiano.
Inoltre, per favorire la corretta impugnatura della matita, la maestra Annamaria ha usato l’espediente del pezzetto di carta da tenere fermo con anulare e mignolo, così da simulare bene la posizione delle dita mentre si scrive o si disegna.
Presentando ai bambini questo metodo come una divertente sfida l’accoglimento è stato pressoché totale e nella sua classe sono sempre di più gli alunni dall’impugnatura impeccabile.
Il passaggio alla penna stilografica
Una volta che questo metodo è stato assimilato correttamente e il piccolo si sente sicuro nella sua impugnatura della matita, la maestra ha proposto l’upgrade della penna stilografica, presentandola come un oggetto affascinante proveniente dal passato.
I risultati sono stati ben visibili, con il polso decisamente meno affaticato e la scrittura del bambino molto più lineare e ordinato.
Capita infatti spesso di ritrovare vecchi quaderni di bambini di qualche decennio fa, notando come la loro grafia era perfetta e molto simile nonostante la mano diversa.
Non si vuole certamente limitare la diversità, ma nel tempo avere una grafia chiara e leggibile può risultare molto utile e questo si può imparare meglio nella scuola dell’infanzia, piuttosto che dover correggere il tiro più tardi.
Quindi un applauso alla maestra che ha cercato e trovato un’ottima soluzione.
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