Il drastico cambiamento climatico, le microplastiche, lo smaltimento dei rifiuti, l’inquinamento, la desertificazione di alcune aree, lo scioglimento dei ghiacciai. Queste e mille altre parole fanno parte del nostro quotidiano: quello che viviamo, quello che leggiamo, quello che ascoltiamo.
Al di là di quanta responsabilità si abbia, individualmente e collettivamente, e da quello che si potrà fare per migliorare lo stato delle cose, o almeno per non peggiorarle, la vita dei nostri bambini risente, e ne risentirà ancora di più in futuro, delle scelte fatte dai loro genitori e da quelli prima.
I bambini, sin dal nido e dalla materna, appena sono in grado di eseguire un disegno, o di fare un lavoretto creativo, vengono istruiti al riciclo, gli viene cucita addosso la maschera dei salvatori del pianeta, come se spettasse a loro essere dei super eroi che devono salvare il mondo.
I nostri figli sono bambini non super eroi
Ai bambini, per Natale, per Pasqua, per la festa della mamma o del papà, viene sempre chiesto di realizzare un’opera usando materiale riciclato: il cartoncino della carta igienica, dei vecchi scampoli di stoffa, i tappi delle bottiglie di plastica, e si potrebbe continuare all’infinto.
Ai nostri figli chiediamo di non lasciare il rubinetto dell’acqua aperto, mentre si spazzolano i denti, di spegnere le luci quando escono dalla loro cameretta, di non sprecare cibo, di non buttare a terra la carta delle caramelle.
A loro, ai bambini si trasmettono dei valoro civili e civici, per una buona convivenza sociale ma lo si fa, a volte, caricandoli di una responsabilità più grande della loro, quando parliamo del rispetto dell’ambiente e del loro contributo, per arrestare quel processo di degenerazione che abbiamo cominciato noi adulti, da qualche decennio.
Non sono i bambini ad aver inventato la plastica o ad averne abusato. A servire caffè e cappuccini in bicchieri non compostabili, ad avere gettato nel mare contenitori di detersivi, copertoni delle auto, bottiglie di platica, lattine di bibite ed anche qui si potrebbe continuare a lungo. Eppure, educhiamo loro (cosa giusta di per sé) ma non noi. Le nostre abitudini fanno spallucce:” Tanto non sarò io a poter cambiare lo cose”.
Salvare il pianeta: la paura dei bambini
Ed allora succede che, sovente, i bambini siano spaventati, perché comprendono che qualcosa di brutto è successo al pianeta nel quale vivono, dove vorrebbero diventare grandi, crescere, soddisfare i loro sogni. E sentono che il loro primo compito, come individui, è porre rimedio.
Ed i bambini lo sanno, non sono fessi, che con il lavoretto di arte nel quale useranno il rotolo della carta igienica, non arresteranno lo scioglimento dei ghiacciai e questo li spaventa. Sanno che devono fare qualcosa, che è quello che gli si chiede, ma non sanno come fare.
C’è chi vorrebbe fare lo scienziato, il medico, il ricercatore, il politico, pur non sapendo bene di cosa si tratti, per contribuire a salvare il mondo.
Come c’è chi, a volte, prima di andare a dormire, è profondamente spaventato, ha paura di non riuscire a diventare grande, addirittura di morire presto, perché ha sentito che la situazione è drammatica. Lo ha sentito forse a scuola, forse al telegiornale, forse a cena, mentre mamma e papà parlavano, o dal fratello più grande o, semplicemente, a forza di usare i rotoli della carta igienica per fare un mostriciattolo di Halloween e di colorare il mondo e la scritta “Salviamo il Pianeta”, gli è venuto qualche dubbio.
Ed io mi domando, sempre più spesso, quando sento mia figlia dire cose che una bimba della sua età non dovrebbe né dire né sentire dentro di sé, se dovremmo cominciare noi a lavorare con il cartoncino, a spegnere le luci, a chiudere l’acqua, e ad andare a ripulire le nostre spiagge (che a volte sembrano discariche a cielo aperto) con la consapevolezza dei bambini. Perché loro non possono salvare quello che noi continuano a distruggere. Ed i nostri figli, ai quali va certamente insegnato il rispetto, non devono vivere con la paura. Loro non hanno colpe.
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