Maggio è il mese della Madonna, delle rose, della gente che esce senza calze e di quella che esce con il piumino, ma soprattutto è il mese della festa della mamma.
La seconda domenica del mese di Maggio, da che Eva ne abbia avuto memoria, è la festa della mamma. Lo sanno le profumerie, i grandi magazzini, le agenzie pubblicitarie, eppure i papà (quelli che dovrebbero muovere le fila dell’acquisto, ma soprattutto strisciare la carta) non lo sanno. Ogni anno, vengono presi di sorpresa, mentre fanno altro.
Quella poraccia, multitasking e sempre in anticipo, è condannata al last minute
La donna che tutto organizza, che anticipa i tempi per ovviare a spiacevoli imprevisti, che prevede tutto, Cassandra style, la donna che ha fatto un piano del pre-parto e del post, nel quale ha indicato come disporre i cuscini sul divano, in sua assenza, come sistemare, seguendo l’armocromia, quelli sul letto, colei che ha scritto un vademecum al partner, su come vestire i figli per sette giorni, in modo che non si indossino gonne di tulle su pantaloni di velluto e viceversa, ebbene, quella donna super organizzata, non si sa perché, si meriti il regalo last minute.
Il regalo improvvisato, come se tutto il mondo abbia tenuto all’oscuro il partner, sino a 12 ore prima, sulla festa della mamma.
Le obiezioni sulla festa della Mamma
Ora, voi mi farete due obiezioni, ve le anticipo. Del resto, sono una mamma!
La prima obiezione è che la festa della mamma è una festa commerciale. Non c’è bisogno di comprare niente, è capitalismo puro e poi la mamma va celebrata ogni giorno.
Ecco, tutto giusto. Ma siccome non tutte siamo comuniste, e soprattutto quasi nessuna viene celebrata ogni giorno, io preferisco un giorno solo ma buono. In modo che, i 364 giorni prima, tra le ore al parco, la file dal/dalla pediatra, i permessi per malattie, per i colloqui, e quelli per lo psicologo (nostro), siano meglio sopportate alla vista di un obiettivo.
Da un soggiorno alle Maldive (breve eh, per carità, ma sole), all’ultima pochette di Dior.
La seconda obiezione è che la festa della mamma è ad esclusivo appannaggio dei figli. Cosa che mi vede assolutamente d’accordo, se i figli hanno l’età per essere automuniti, uno stipendio che non sia più la paghetta, ma sia elargito da un regolare datore di lavoro e se abbiano il buon gusto della mamma per le cose belle. Ma, se si tratta di bambini in età pre-scolare, io non sono d’accordo.
In tal caso è un affare del partner, che, se non lo gestisce bene, diverrà un affare di stato, con divorzio a suo carico, in caso di delitto reiterato.
I 10 regali che una mamma proprio non si merita
Il delitto reiterato, in caso di festa della mamma, è costituito dai seguenti regali:
1. cartelloni con la scritta “Ti voglio bene mamma”
2. fogli di carta , ritagliati a forma di cuore
3. ritratti di famiglia, con la mamma disegnata senza collo
4. cioccolatini, che poi mangeranno tutti
5. un fondotinta (lasciate stare che non ce la potete fare)
6. un profumo che, non a caso, la donna aveva smesso di comprare
7. un lavoretto di scuola
8. qualunque cosa sia realizzato con legnetti, sassolini, acquerelli
9. una pianta che muore subito
10. qualcosa che abbia a che fare con la cucina
Ecco, non è difficile. Stampate la lista e scrivete sopra, in grassetto: “Non regalare mai queste cose”. E siccome la festa della mamma è come il Natale, si sa quando arriva e che arriva sempre, il last minute, il regalo improvvisato, quello che vi fa sentire il fiato sul collo, come un’interrogazione che non vi aspettavate, quando non avete studiato, non è ammissibile.
Non ce li meritiamo questi che voi chiamate “i pensierini“, che acclarano il fatto che manco ci pensate davvero. Non va bene che ci pensate poco, dopo che avete ricevuto il vostro di regalo, per la festa dell’animatore di famiglia, il desaparecido delle chat, dei compleanni dei compagni di classe, dei colloqui, del momento dell’aspirapolvere, di quello che si finge morto in caso di liti, il 19 marzo.
Ecco, dai, un po’ di impegno. Ce la potete fare, anche perché noi ce lo meritiamo (di meglio). O almeno parlo per me!
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