Tra i mille interrogativi che un neo genitore si pone sulla gestione e la cura del proprio piccolo ci sono anche quelli intorno all’allattamento.
Non parliamo solo di dubbi sull’avvio dell’allattamento al seno, ma molto spesso il timore, qualora si scegliesse l’allattamento artificiale, è quello sulla scelta della formula giusta e anche sulla scelta del giusto biberon, poiché in commercio ne esistono di tante tipologie e composti da materiali differenti.
Cosa c’è da sapere sui biberon
Innanzitutto, c’è da specificare che il biberon ha la funzione basilare di contenere il latte: il bambino appena nato non ha bisogno di altri liquidi e non è quindi necessario somministrare acqua prima dello svezzamento.
Negli anni passati, i biberon più diffusi erano quelli in vetro ma poi, col passare del tempo, questi sono stati gradualmente sostituiti con i biberon in plastica, garantendo la diffusione di prodotti più leggeri, resistenti e pratici, soprattutto quando sono i bimbi stessi a maneggiarli da soli.
La composizione dei biberon: plastica o vetro?
L’Unione Europea, con una direttiva elargita nel gennaio del 2011, ha stabilito il divieto di commercio dei biberon in plastica realizzati in “policarbonato”; questa scelta è stata dettata dal fatto che tale materiale avrebbe potuto provocare la liberazione di sostanze nocive, come il bisfenolo A, causando problemi di salute al bambino.
Le aziende, dunque, hanno dirottato la produzione di biberon garantendo la totale assenza di BPA e puntando su altri materiali, come il silicone e il prolipropilene.
Anche in questo caso, però, non vi sono totali certezze che si tratti di prodotti sicuri, in quanto tali materiali, a contatto il con latte caldo, rischiano di rilasciare gli ftalati e il di-isopropilnaftalene, ovvero sostanze ugualmente nocive e dannose, specialmente per le funzioni endocrine dei lattanti.
Ad ogni modo, si pensa che le suddette sostanze non derivino dalla plastica di cui è composta il biberon, bensì dall’inchiostro contenuto nei foglietti illustrativi che vengono riposti all’interno delle bottiglie.
Al momento, gli unici biberon che non hanno fatto rilevare problemi sono quelli creati con un materiale plastico detto polietersulfone.
Scelta dei biberon in vetro: cosa c’è da sapere
Molti genitori decidono di utilizzare i biberon di vetro per nutrire i propri bimbi e, spesso, tale scelta deriva dal fatto che questo materiale risulta essere tra i più resistenti alle alte temperature, specialmente quando si sterilizzano.
Il vetro, inoltre, ha anche il vantaggio di essere completamente trasparente e quindi fornisce una migliore visuale del suo interno, per individuare eventuali residui di liquidi.
In aggiunta, questo materiale rappresenta sicuramente una scelta più ecologica rispetto alla plastica, difficilmente lascia odori sgradevoli, può essere lavato in lavastoviglie e, a meno che non cadano rovinosamente per terra, durano per anni e anni.
Biberon di plastica: quali sono i vantaggi e i consigli
Oltre ai punti precedentemente esaminati sui biberon in vetro, ci sono altri elementi importanti da considerare per valutare quale sia la scelta migliore tra questi e i biberon di plastica.
I biberon di plastica presentano una maggiore versatilità, riducendo al minimo le possibilità di rottura anche in caso di caduta. Inoltre, sono più pratici e leggeri rispetto a quelli in vetro, consentendo ai bambini più grandi di maneggiarli con maggiore agilità.
Dunque, se la scelta cade sulle bottiglie di plastica, sarà utile tenere a mente i consigli elargiti “dall’Istituto Superiore di Sanità”:
- Evitare di riscaldare i liquidi direttamente nel biberon (come si fa ad esempio nel microonde o a bagnomaria), poiché ciò potrebbe provocare la produzione di sostanze nocive; la soluzione migliore è quella di procedere al riscaldamento del liquido in un pentolino a parte, per poi versalo nel biberon quando non è più eccessivamente caldo.
- Non utilizzare per troppo tempo lo stesso biberon in plastica, in quanto la sua erosione può rischiare di liberare sostanze tossiche; pertanto è consigliabile cambiare periodicamente questi prodotti.
- Preferire una sterilizzazione a freddo anziché a caldo, lavando le tettarelle di silicone direttamente a mano.
- Infine, quando ci si appresta all’acquisto di un biberon di plastica, è opportuno fare molta attenzione alle indicazioni riportate sulle etichette e sincerarsi che siano riportati fedelmente i materiali di cui sono composti.
Tettarelle: quali scegliere
La scelta dei biberon in commercio, come abbiamo visto, è piuttosto ampia, così come lo è anche quella relativa alle tettarelle.
Quest’ultime differiscono anche per la diversa tipologia di “flusso” che può essere lento, indicato per i neonati, e rapido, ovvero per i bambini più grandi e che sono in gradi di succhiare con più energia.
Per quanto riguarda i materiali, le tettarelle dei biberon possono essere realizzate in diversi tipi, tra cui silicone e lattice di gomma.
Il primo è un materiale trasparente, resistente e facile da pulire ed è anche meno soggetto all’usura rispetto al lattice di gomma.
Quest’ultimo, invece, è un materiale naturale più morbido e flessibile, ma può richiedere una sostituzione più frequente in quanto rischia di deteriorarsi nel tempo. Inoltre il lattice presenta alcune casistiche di allergie: in questo caso si potrà allora orientarsi per il silicone.
Per lavarli accuratamente è possibile scegliere la sterilizzazione, indicata soprattutto per i bambini con età inferiore ai 4 mesi, e che, a sua volta, può essere effettuata sia a caldo che a freddo.
Biberon: fino a che età?
Per quanto riguarda l’allattamento al seno l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l’allattamento esclusivo fino al sesto mese di vita, e suggerisce inoltre di proseguire fino ai due anni di vita ed oltre, finché mamma e bambino lo desiderano.
L’uso del biberon invece andrebbe sospeso entro i due anni. Infatti, a questa età il bambino dovrebbe già essere in grado di bere dalla tazza con beccuccio o dal bicchiere.
Questa è la raccomandazione, poiché assumere il latte con il biberon per un periodo troppo prolungato è associato a problemi di obesità infantile, malocclusione dentale e carie.
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