14 dicembre 2023 –
Gianluca Massini Rosati, amministratore delegato di Allcore, azienda di consulenza gestionale e fiscale per le piccole e medie imprese, ha deciso di portare il figlio di 5 mesi in ufficio per conciliare lavoro e famiglia.
La sua scelta ha suscitato diverse reazioni, tra chi la ritiene un bell’esempio di condivisione del carico familiare e chi invece l’ha criticata come una forma di esibizionismo.
Una soluzione possibile, ma praticabile?
Massini Rosati sostiene che la sua scelta sia una soluzione praticabile per tutti i genitori che devono conciliare lavoro e famiglia. Infatti, l’azienda in cui lavora consente ampiamente lo smart working, che permette ai dipendenti di lavorare da casa per la maggior parte del tempo.
In questo modo, i genitori possono occuparsi dei figli a casa e poi recarsi in ufficio solo quando necessario. Tuttavia, questa soluzione non è sempre praticabile, soprattutto per i genitori che lavorano in fabbrica o in altri settori in cui è necessaria la presenza fisica in ufficio. Inoltre, è importante considerare che non tutti i bambini sono in grado di adattarsi alla vita in ufficio.
Alcuni bambini potrebbero essere troppo irrequieti o rumorosi, creando problemi ai colleghi. Insomma, a parte le grandi aziende dove ci sono nidi aziendali, l’ufficio è uno spazio adatto ad un bambino?
Le critiche di esibizionismo
La vicenda di Gianluca Massini Rosati ha aperto un dibattito importante sulla conciliazione tra lavoro e famiglia. La sua soluzione, seppur inspiratrice per molti papà, non è praticabile per tutti i genitori.
Come altri imprenditori famosi che si sono fatti ritrarre con bambini in braccio in periodo di pandemia, anche la mossa di questo papà è sembrata artificiosa. Molti genitori hanno visto in questo post, condiviso su Instagram, solo una ricerca di visibilità e un tentativo di mettersi in buona luce.
Dice una mamma: “Portare il figlio in ufficio non è conciliare lavoro e famiglia. Non è l’ambiente adatto per un bebè di 5 mesi. Tantomeno portarlo sul palco come un trofeo. A meno che in azienda non ci sia un nido attrezzato. La soluzione è il congedo parentale.“
Congedi parentali più lunghi e flessibili: la soluzione definitiva?
Secondo molti genitori, la soluzione definitiva per conciliare lavoro e famiglia sono congedi parentali più lunghi e flessibili. In questo modo, i genitori avrebbero più tempo per occuparsi dei figli senza dover rinunciare al lavoro.
In Italia, i congedi parentali sono già previsti dalla legge, ma sono spesso troppo rigidi e soprattutto sono osteggiati dai datori di lavoro e troppo spesso anche nella nostra cultura. Ne è un esempio il fatto che pochi papà usufruiscono in Italia del congedo di paternità e di quello parentale, rispetto a quello utilizzato dalle mamme: nel 2020, anno del lockdown, è infatti stato raggiunto il massimo di richieste per il congedo parentale da parte dei papà, circa il 20% rispetto al totale di domande.
Ricordiamo che il congedo obbligatorio di paternità per i lavoratori dipendenti in Italia dura 10 giorni. Mentre per i congedi parentali in Italia, i genitori hanno diritto a un congedo parentale di massimo 10 mesi, elevabili a 11 se il padre lavoratore si astiene dal lavoro per almeno 3 mesi.
Altro esempio del fallimento dei congedi parentali per gestire l’equilibrio tra i due genitori nella cura dei figli è che il dato riguardo le dimissioni delle donne nel 2022: 44 mila donne hanno lasciato il lavoro a causa delle difficoltà nel conciliare impegni lavorativi e maternità.
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Conciliare lavoro e famiglia: il dibattito è ancora aperto
Per molti genitori, gli attuali congedi sono insufficienti per conciliare lavoro e famiglia. È sicuro che il manager Massini Rosati ha cercato di mandare un messaggio sulla condivisione dei ruoli e del carico nella crescita dei figli, ma è ancora necessario ragionare sul gap tra lavoratori e lavoratrici, e anche tra il settore dei dipendenti e gli autonomi, che vengono quasi sempre esclusi da molte forme di tutela delle famiglie.
Per questo motivo, è necessario riformare il sistema dei congedi parentali, rendendoli più lunghi e flessibili, ma non solo. È necessario che le aziende e le istituzioni si impegnino a creare un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso delle esigenze delle famiglie.
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