20 dicembre 2023 –
Samantha, donna in carriera senza figli di 48 anni, ha deciso di licenziarsi dopo 30 anni di lavoro nel commercio. Il motivo? La donna si è sentita ancora una volta discriminata rispetto alle colleghe madri, che hanno spesso goduto di più giorni di riposo e di flessibilità lavorativa.
Più bilanciamento lavoro-famiglia per tutti!
In un mondo lavorativo sempre più orientato alla flessibilità e all’inclusività, la storia di Samantha, manager di un negozio di prodotti di bellezza, senza figli e con trent’anni di carriera alle spalle, porta alla luce una sfida spesso trascurata: il bilanciamento tra le esigenze professionali di chi non ha figli e i diritti dei genitori lavoratori.
Condividendo la sua esperienza sul Daily Mail, Samantha ha aperto un dibattito cruciale sulle dinamiche lavorative e sulle aspettative nei confronti dei lavoratori senza figli.
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Sacrifici non riconosciuti: la decisione di Samantha
“Basta, mi licenzio. Sono stanca di dover lavorare al posto delle mamme durante le feste o quando hanno i figli malati, è insostenibile“. Queste parole di Samantha riecheggiano un sentimento di frustrazione diffuso tra molti professionisti senza figli.
Dopo tre decenni di dedizione e sacrifici, inclusi i giorni di riposo persi per coprire le assenze delle colleghe madri, Samantha ha deciso di lasciare il proprio posto di lavoro.
Il suo racconto dettagliato, che include episodi come il lavoro estenuante durante la vigilia di Natale e Santo Stefano, sottolinea una realtà lavorativa in cui il contributo e le esigenze di chi non ha figli vengono spesso trascurati.
Un appello per maggiore equità sul lavoro
Il messaggio di Samantha ha ricevuto grande eco sui social: tantissime persone hanno scritto sulla sua pagina Instagram, che non a caso si chiama The Non-Mum Network (“il network delle non-mamme” ndr), per mandarle messaggi di sostegno.
Samantha ha chiarito poi di non voler negare diritti ai genitori, ma esprime il bisogno di un riconoscimento maggiore per chi non ha figli.
Questo include la considerazione di situazioni familiari diverse, come anche assistere genitori anziani o malati. La sua esperienza personale, segnata dalla difficoltà di conciliare le esigenze lavorative con quelle familiari e personali, lancia un appello per una maggiore equità e supporto sul posto di lavoro, indipendentemente dallo status genitoriale.
Bisogna anche dire però che questo è solo il suo punto di vista: sicuramente le assenze improvvise dei colleghi possono mettere in difficoltà sul posto di lavoro. Ma ogni giorno assistiamo a forme ben peggiori di discriminazioni di genere sul posto di lavoro.
Giusto per rinfrescarci la memoria, il caso Elisabetta Franchi, che nel 2022 raccontò di privilegiare l’assunzione di donne over 40 perché più affidabili.
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