23 febbraio 2024 –
A pochi anni di distanza dalla riforma che aveva introdotto i giudizi descrittivi, la scuola primaria italiana si prepara a un nuovo cambio di rotta: il ritorno ai giudizi sintetici.
La decisione, presa dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e approvata in via preliminare dal Parlamento, ha acceso un acceso un vivace dibattito tra pedagogisti, insegnanti e genitori.
Le ragioni del ritorno ai giudizi sintetici
Secondo il ministro Valditara, i giudizi descrittivi, seppur apprezzati da alcuni, avrebbero creato confusione tra le famiglie, che necessitano di un sistema di valutazione più chiaro e immediato. L’obiettivo del ritorno ai voti sarebbe quindi quello di semplificare la comunicazione e rendere più comprensibili i progressi degli alunni.
Il sistema di valutazione attualmente in uso è stato infatti oggetto di critiche per la sua complessità. Basato su giudizi descrittivi correlati ai livelli di apprendimento, spesso lascia genitori e alunni confusi. Il Ministro Valditara ha infatti sottolineato l’assenza di chiarezza nel comprendere il significato di espressioni come “in via di prima acquisizione”, equiparabile a un giudizio di insufficienza.
Il nuovo sistema di valutazione si baserà dunque su un approccio più tradizionale, utilizzando una scala di giudizi sintetici che vanno da insufficiente a ottimo. Con l’opzione di includere anche la valutazione di “gravemente insufficiente”, se necessario, potrebbe offrire una valutazione più accurata e dettagliata del progresso degli studenti. L’obiettivo principale è quello di semplificare la valutazione, migliorando la comunicazione tra scuola e famiglia e fornendo una visione più chiara del rendimento degli studenti.
Le critiche e la petizione
La decisione del ministro ha però incontrato la forte opposizione di numerosi esperti del settore, tra cui pedagogisti, insegnanti e psicologi. Una petizione online dal titolo “Stop al colpo di mano sulla valutazione no ai giudizi sintetici” ha già raccolto migliaia di firme (tra le quali quelle di moltissimi attori, da Stefano Accorsi a Claudia Gerini): rivolgendosi direttamente al Ministro Valditara, si oppone al ritorno a questo sistema di valutazione, considerato superato e dannoso per la crescita degli alunni.
Secondo i firmatari, tra cui spiccano nomi autorevoli come il pedagogista Daniele Novara e l’insegnate e giornalista Alex Corlazzoli, la proposta di Valditara rappresenta un “colpo di mano”, e sollecita la necessità di aprire un dialogo serio e proficuo sulla questione. Essi criticano l’approccio della riforma, sottolineando che le attuali pagelle, sebbene presentino miglioramenti rispetto al passato, ancora non riescono a restituire pienamente il percorso di apprendimento di ciascun studente.
I firmatari della petizione evidenziano infatti come i giudizi sintetici siano troppo generici e non forniscano informazioni sufficienti sui punti di forza e di debolezza degli alunni. Inoltre, si sostiene che i voti numerici possano creare ansia e stress nei bambini, ostacolando il loro apprendimento e la loro autostima.
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Un passo indietro o un’occasione per ripensare la valutazione?
Il ritorno ai giudizi sintetici rappresenta un passo indietro rispetto alle recenti innovazioni pedagogiche? Oppure può essere l’occasione per ripensare la valutazione in modo più completo e funzionale?
La scuola primaria ha il compito di educare e formare i bambini, non solo di misurarne le conoscenze. Un sistema di valutazione efficace dovrebbe essere in grado di valutare non solo le competenze cognitive, ma anche quelle emotive, relazionali e sociali.
Al di là del sistema di valutazione adottato, è fondamentale che la scuola mantenga un dialogo aperto e costante con le famiglie. Attraverso un confronto costruttivo, è possibile costruire un percorso di apprendimento personalizzato per ogni bambino, valorizzando i suoi talenti e supportandolo nelle sue difficoltà.
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Insomma: il ritorno ai giudizi sintetici nella scuola primaria è una questione complessa che richiede un’analisi approfondita e un dibattito costruttivo.
È fondamentale trovare un equilibrio tra la necessità di una valutazione chiara e comprensibile e l’esigenza di valorizzare la crescita individuale di ogni bambino. La scuola del futuro dovrebbe essere una scuola che educa alla complessità, non che si limita a classificare.
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