8 aprile 2024 –
Scoppia la polemica a Milano per via di una statua: raffigura una madre che allatta il suo bimbo, doveva essere collocata in Piazza Duse, ma la commissione del Comune ha bocciato la proposta, dicendo che ‘Non rappresenta valori condivisibili’ da tutti i cittadini.
La madre che allatta non è un valore da condividere?
Le motivazioni della bocciatura dalla commissione di tecnici del Comune di Milano hanno fatto alzare molte sopracciglia: ancora prima di trovare una collocazione definitiva in piazza Duse, la statua in bronzo raffigurante una donna mentre allatta suo figlio è già stata rifiutata.
‘Dal latte materno veniamo‘ è il nome dell’opera che gli eredi dell’artista Vera Omodeo desideravano offrire in dono alla città di Milano per un’esposizione pubblica, preferibilmente in una piazza, e in modo particolare in quella intitolata a Eleonora Duse, anch’essa una figura femminile di spicco.
Il motivo? Secondo le motivazioni della commissione, la statua “rappresenta valori certamente rispettabili ma non universalmente condivisibili da tutte le cittadine e i cittadini, tali da scoraggiarne l’inserimento nello spazio pubblico”.
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Incaricata di valutare l’installazione di opere artistiche negli spazi pubblici, la commissione ha respinto all’unanimità la proposta di ubicarla in Piazza Duse. Non solo, la commissione ha anche avanzato la raccomandazione di donare l’opera a un’entità privata, come ad esempio un ospedale o un’istituzione religiosa, luoghi in cui il tema della maternità– con le sue particolari sfumature di natura religiosa – potrebbe trovare una valorizzazione più consona.
Il Sindaco Beppe Sala, pur non prendendo le distanze dalla decisione della Commissione, ha raccolto le proteste e anche le proposte di alcuni cittadini milanesi, proponendo la collocazione nei giardini della clinica Mangiagalli:
La maternità non è forse un valore universale?
Ma torniamo un attimo al discorso sui valori: come ha anche sottolineato la figlia della scultrice, Serena Omodeo, la maternità è un aspetto universale della femminilità, ma non solo, della vita stessa, e non c’è nulla di religioso nell’opera.
Sicuramente la maternità e l’allattamento sono momenti che hanno trovato ampio spazio nelle raffigurazioni religiose o sacre, ma questo forse proprio per il loro valore universale, come idea di forza creatrice e di amore incondizionato. Pensare che la donna che allatta possa solo essere una qualche Madonna, senza peccato e devota, è segno di una cultura patriarcale e bigotta. Va bene solo se è arte sacra?
Dal suo canto, l’Assessora alla Cultura della Regione Lombardia, Francesca Caruso, si è resa disponibile ad ospitare l’opera “qualora il Comune non trovasse un luogo idoneo” e continua “l’immagine della donna che allatta il figlio fa parte della nostra cultura identitaria e non può in alcun modo offendere la sensibilità delle persone. – È bizzarro e incomprensibile sostenere che tale decisione sarebbe motivata dal fatto che l’opera “non risponda alla sensibilità universale”.
L’allattamento in pubblico e i tabù
Molto si deve ancora fare per sdoganare l’idea di allattamento in pubblico: anche sui social, dove spesso vigono policies contro il nudo che scoraggiano anche la pubblicazione di immagini in cui un bambino viene nutrito al seno, perché “offensivo”. Offensivo per chi, non è dato sapere.
Fortunatamente, negli ultimi anni si sono moltiplicati movimenti e associazioni che promuovono un’immagine naturale e spontanea dell’allattamento al seno: il movimento #FreeTheFeed a Londra aveva fatto una campagna di sensibilizzazione esponendo dei seni giganti sui tetti degli edifici, dai baby-pit stop in Belgio, mentre a Glasgow è stato realizzato un bellissimo murales raffigurante una donna che allatta il figlio.
Mentre in Spagna, il cantante Nestior nel 2021 ha pubblicato una canzone dal titolo Teta Power, per sostenere l’allattamento al seno.
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