29 aprile 2024 –
Roberto Vannacci, recentemente candidato capolista della Lega per le Europee, ha sollevato dure polemiche a causa di un’intervista concessa a La Stampa, in cui ha espresso opinioni controverse sulla scuola pubblica e sull’eventualità di tornare alle classi differenziate per gli studenti disabili, basata sulle diverse capacità.
Le parole di Vannacci sulle diverse capacità
Ma parliamo delle parole scritte nero su bianco nell’intervista rilasciata a La Stampa del 27 aprile. Parlando di scuola, Vannacci ha detto che “dovrebbe essere come lo sport, dove si mettono insieme le persone con prestazioni simili“. E alla domanda diretta dell’intervistatore:
Vorrebbe separare gli studenti in base alla loro bravura?
“Credo che le classi con “caratteristiche separate” aiuterebbero i ragazzi con grandi potenzialità ad esprimersi al massimo, e anche quelli con più difficoltà verrebbero aiutati in modo peculiare”
Incalzato poi dall’intervistatore, che gli fa notare come sia una soluzione piuttosto discriminatoria, Vannacci continua:
Chi ha un grave ritardo di apprendimento si sente più o meno discriminato in una classe dove tutti capiscono al volo? Non sono esperto di disabilità, ma sono convinto che la scuola debba essere dura e selettiva, perché così sarà poi la vita.
Roberto Vannacci si è poi lamentato sui social che le sue parole sono state snaturate, ma leggiamo anche sul suo profilo social:
L’Italia come modello storico di inclusione, con mille riserve
Queste dichiarazioni arrivano in un momento cruciale, quando si sta iniziando la campagna elettorale per le Europee e proprio quando in Italia si critica molto la scuola pubblica per il mancato adempimento della sua missione, cioè dare un’istruzione a tutti i bambini e ragazzi, senza distinzione alcuna.
L’Italia aveva infatti stabilito un primato molto positivo nel 1977 con l’abolizione delle classi speciali: la segregazione degli studenti disabili in classi separate, una sorta di ghetto per gli studenti ritenuti poco adatti ad imparare come tutti. Sono gli anni anche della Legge Basaglia, che chiuse i manicomi nel 1978: allo stesso modo, il modello segregativo della cura delle persone con malattie mentali, è crollato. Questo modello delle classi speciali è stato fortunatamente infranto, tra i primi paesi in Europa, per promuovere un’idea di scuola inclusiva e per tutti.
Il problema della scuola di oggi, nonostante il solido fondamento legislativo dell’inclusività sulla carta, è la pratica: da anni ormai tantissimi genitori di studenti disabili o con bisogni speciali, sono lasciati a loro stessi per mancanza di risorse e personale specializzato, come gli insegnanti di sostegno, sottoposti spesso ad un regime di precarietà senza alcun senso.
Questo forse fa della scuola un posto in cui la diversità non può essere valorizzata e un posto di disuguaglianze, non il principio dell’inclusione.
Le Reazioni delle associazioni
Le dichiarazioni di Vannacci sono state aspramente criticate da molte associazioni, prime tra tutte ANFFAS (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo) e FISH (Federazione italiana per il superamento dell’handicap).
In un comunicato si legge: “Il movimento delle persone con disabilità ha lottato negli anni fino a raggiungere l’abolizione delle classi speciali nel 1977. Tornare indietro non è nemmeno in discussione.”
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