9 Maggio 2024 –
Uccise 4 neonati e ne infettò 89 con gravi conseguenze: l’infezione da Citrobacter che tra il 2018 e il 2020 ha visto protagonista l’ospedale di Verona ha portato alla luce gravi problemi di igiene e sicurezza nell’assistenza sanitaria.
Ora, con la recente rilevazione di 3 nuovi casi sospetti, la comunità è in allerta, ma le autorità ospedaliere assicurano che le misure di controllo e prevenzione sono state intensificate.
L’epidemia di Citrobacter di 4 anni fa
A Verona, il drammatico episodio che ha colpito l’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento è rimasto impresso nella memoria collettiva. Quattro neonati persero la vita a causa di un’infezione da Citrobacter, un batterio che si annidò nei rubinetti dei lavandini della Terapia Intensiva Neonatale.
Questo batterio, oltre a causare la morte di alcuni neonati, ha lasciato conseguenze gravi su altri 89 bambini, di cui nove sono diventati cerebrolesi e altri hanno sviluppato varie problematiche.
Le indagini rivelarono che il batterio era riuscito a insediarsi nelle tubature a causa di mancanze nelle pratiche di igiene, sollevando gravi accuse contro l’ospedale per la negligenza, specialmente nei reparti ad alto rischio.
Il caso fu portato all’attenzione pubblica dalla madre di una delle vittime, scatenando un’indagine approfondita che coinvolse i vertici dell’azienda ospedaliera. Nonostante le indagini fossero state interrotte a causa dell’emergenza COVID-19, furono poi riprese e condussero alla chiusura temporanea del punto nascite, seguita da una riapertura solo dopo che furono eseguiti controlli approfonditi e sanificazioni.
Ulteriormente, l’inchiesta condotta dalla Procura di Verona ha portato all’indagine su sette persone, tra cui medici e ex vertici dell’ospedale, accusati di omicidio colposo e lesioni gravi.
Le indagini hanno evidenziato come la fonte dell’infezione fosse l’acqua di un rubinetto usata per preparare il latte in polvere. Questa indagine ha sottolineato la gravità delle mancanze in termini di igiene e sicurezza, portando alla luce una situazione che necessitava di un’azione immediata e di riforme significative per prevenire futuri episodi simili.
3 neonati prematuri infettati: il Citrobacter torna a Verona
L’allerta è stata lanciata venerdì 3 maggio, quando il sistema di sorveglianza dell’ospedale, in funzione 24 ore su 24, ha identificato un caso sospetto tramite un test avanzato per la ricerca del Citrobacter koseri. Si tratta del primo caso positivo dopo ben quattro anni.
L’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona ha subito tranquillizzato la popolazione riguardo la condizione dei tre bambini coinvolti: uno è stato dimesso, un altro è risultato negativo nei test successivi, mentre il terzo, pur rimanendo positivo, non manifesta sintomi dell’infezione.
Le analisi approfondite hanno permesso di moderare l’allarme, confermando la sicurezza dell’acqua utilizzata nell’ospedale, che è regolarmente filtrata e controllata. Resta da determinare se il ceppo del batterio sia lo stesso identificato quattro anni fa, che aveva portato a un’epidemia tra i neonati della terapia intensiva.
Precauzioni rafforzate
La rilevazione di un risultato anomalo ha scatenato una reazione pronta e misurata, con l’attivazione di protocolli di isolamento avanzati e un innalzamento generale delle misure di protezione. Tra queste, una precauzione significativa è stata la sospensione dei ricoveri per le donne incinte al di sotto della 33esima settimana di gestazione, pur mantenendo operativo il pronto soccorso ostetrico ginecologico per gestire tutte le urgenze, al contrario di quanto accaduto nel 2020 quando si era proceduto alla chiusura dei reparti.
Nonostante le restrizioni, il pronto soccorso ostetrico ginecologico rimane operativo per gestire tutte le emergenze e un servizio di trasporto in ambulanza è stato organizzato per garantire la sicurezza delle partorienti prematuri che necessitano di essere trasferite in altre strutture sanitarie venete.
Le misure adottate riflettono un approccio cauto e informato, calibrato per prevenire una ripetizione degli eventi passati. La struttura ha anche rafforzato i controlli sull’impiantistica idraulica, installando filtri antibatterici in tutti i punti d’acqua utilizzati dai pazienti, per prevenire nuove contaminazioni dal sistema idrico, già identificato in passato come la nidiata del patogeno. Questi sforzi rappresentano un tentativo determinato di tutelare la salute dei più vulnerabili, assicurando che la storia non si ripeta.
Citrobacter: batteri comuni con un lato oscuro
l Citrobacter, un genere di batteri ampiamente diffuso nell’ambiente e presente anche nel nostro intestino, può assumere un ruolo pericoloso, trasformandosi in un agente patogeno per individui con un sistema immunitario compromesso. Tra questi, neonati prematuri, anziani e persone con deficit immunitari sono i più vulnerabili.
Le infezioni da Citrobacter si contraggono principalmente in ambito ospedaliero, attraverso il contatto con personale sanitario o superfici contaminate. Tuttavia, anche l’ingestione di cibo contaminato o il contatto diretto con superfici infette nell’ambiente esterno possono essere vie di contagio.
Citrobacter: sintomi, diagnosi e trattamento
I sintomi variano a seconda dell’organo colpito, ma includono generalmente febbre, dolore e, nei casi più gravi, difficoltà respiratorie o segni di sepsi.
Citrobacter freundii, Citrobacter koseri e Citrobacter braakii sono le tre specie più temute per l’uomo. Queste possono scatenare diverse infezioni, tra cui:
- Disturbi del tratto urinario: Dolore, bruciore durante la minzione, urgenza minzionale e febbre.
- Infezioni respiratorie: Febbre alta, difficoltà respiratorie e debolezza.
- Infezioni cutanee e ossee: Arrossamento, gonfiore, dolore localizzato e pus nelle infezioni cutanee; osteomielite nelle infezioni ossee.
- Meningite e sepsi: Infezioni gravi che possono mettere a rischio la vita, specialmente nei neonati.
La diagnosi avviene attraverso esami specifici e test biochimici e molecolari per identificare il batterio.
La scelta dell’antibiotico è fondamentale, ma può essere complicata a causa della potenziale resistenza del Citrobacter a diverse classi di antibiotici, come penicilline e alcuni beta-lattamici. In alcuni casi, la colistina, un antibiotico con potenziali effetti collaterali, può essere l’unica arma efficace.
Il video della settimana