E’ proprio vero che per divertire i bambini di 1 o 2 anni ci vuole davvero poco. Non servono marchingegni costosi, rumorosi e ingombranti, che dopo poco vengono accantonati, insieme agli altri nell’angolo dei “giocattoli dimenticati”. Molto meglio farli divertire con il “gioco euristico”.
Di cosa si tratta? Il gioco euristico (dal greco “eurisko”, riuscire a scoprire) è un’attività molto diffusa negli asili nido, che è possibile replicare anche a casa perché è semplice da organizzare e a costo zero. È una pratica ideata dalla pedagogista inglese Elinor Goldschmied per i bambini di 12-24 mesi, volta a stimolare il loro naturale desiderio di esplorazione, il movimento, il linguaggio e allenando la concentrazione.
Secondo il metodo della Goldschmied, vanno proposte al bambino circa 10-15 categorie di oggetti di uso comune (tappi di grandi dimensioni, bigodini, cilindri di carta, mollette per il bucato, stoffe ecc…) con almeno 20 pezzi per ciascuna. Ogni categoria deve essere posta in un sacchetto con all’esterno un disegnino che ne faciliti l’identificazione. Se nella camera del bambino c’è abbastanza spazio, l’ideale sarebbe appendere questi sacchetti a dei gancetti bassi in modo che il bimbo stesso possa riporle alla fine del gioco euristico. Inoltre, servono almeno tre contenitori vuoti, come scatole o cestini.
Una volta che tutto è pronto, l’adulto propone al bimbo 3 o 4 sacchetti per volta, mostrandogli cosa fare. A questo punto, il piccolo è libero di crearsi da sé il proprio divertimento, esplorando il contenuto dei sacchetti, travasandolo, mischiandolo e così via, senza alcuna interferenza dell’adulto. Il gioco euristico è una vera e propria calamita per i bambini che ne sono catturati in maniera spontanea, riuscendo a concentrarsi anche per intere mezzore.
A bene vedere, quindi, questo tipo di gioco è facilissimo da organizzare, perché basato sul recupero di oggetti di uso comune, un gioco di riciclo insomma! Attraverso la manipolazione, il travaso e la sovrapposizione, i bambini esplorano in maniera spontanea i materiali.Da un punto di vista pedagogico, infatti, “esplorare” le cose significa lasciare che il bambino possa, per esempio, toccarle, scuoterle, metterle in bocca, dividerle in mucchietti o accatastarle a sua completa discrezione.
Il video della settimana