L’umorismo non è qualcosa di innato ma una facoltà che si sviluppa col tempo e attraversa diverse fasi: ciò che fa sorridere un neonato potrebbe lasciare interdetto un bimbo di sei anni. Ecco come il “sense of humour” cambia durante la crescita dei bambini e perché.
Come nasce il senso dell’umorismo?
Quando si parla di umorismo non ci si riferisce a qualcosa che è innato sin da quando si è piccoli o che si sviluppa in modo uguale da individuo a individuo: inoltre nemmeno da adulti rappresenta una facoltà rispetto a cui tutti sono sensibili allo stesso modo.
Come spiegano gli psicologi, il “sense of humour” si evolve nei primi anni di vita con lo sviluppo parallelo delle abilità cognitive e può essere definito come la capacità di manipolare volontariamente l’incongruo, ovvero lo scarto esistente tra la realtà che ci si attende e il suo ribaltamento bizzarro.
Per questo nei bambini l’effetto-sorpresa (uno degli aspetti fondamentali dell’umorismo) viene percepito differentemente a seconda dell’età e a volte non riescono a cogliere l’ironia nelle espressioni o i doppi sensi.
Lo sviluppo parallelo alle facoltà cognitive
Secondo gli psicologi le tracce di “sense of humour” nei bimbi spesso sono ingannevoli dato che si tratta solo delle percezioni che gli adulti proiettano su di loro: per questo è difficile stabilire con esattezza quando nasca questa capacità ma è dimostrato che pure i neonati riescono a percepire l’incongruità ai loro occhi di una situazione e ne ridono.
Questa abilità migliora man mano che aumentano le conoscenze sul mondo che ci circonda: anche la risata del genitore aiuta a capire in quali situazioni si ride di solito, rinforzando nell’intelletto la capacità di riconoscere le circostanze umoristiche.
Tuttavia è possibile individuare delle fasi specifiche nello sviluppo dell’umorismo dei bambini nei primi anni di età in base al modo in cui loro reagiscono.
Ecco le cose che fanno ridere i bambini
Ad esempio tra 0 e 2 anni il bambino sorride col “gioco del cucù” o la classica linguaccia e, più in generale, vedendo cambiare le espressioni del volto (specie se si tratta di un familiare) soprattutto se si accorge che sono insolite rispetto a ciò che per loro è congruo.
Nella fascia d’età compresa invece tra i 2 e i 6 anni il bambino comincia ad apprezzare l’umorismo verbale grazie allo sviluppo del linguaggio: in tale fase la scoperta delle parole e dei loro suoni è fonte di divertimento e per questo dare dei nomignoli simpatici a cose e persone, ma anche a oggetti dalla forma percepita come assurda, rafforza il loro “sense of humour”.
Infine nella terza fase presa in esame, ovvero quella che va dai 6 agli 11 anni, l’umorismo di un bambino inizia ad avvicinarsi a quello di un adulto: infatti tale facoltà si raffina perché entrano in gioco non solo i doppi sensi legati alle parole ma pure gli indovinelli divertenti e le storielle dal finale talmente surreale da provocare una risata.
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