Il caso di Bibbiano, che ha scosso l’opinione pubblica, ha aperto una finestra su un sistema che coinvolge circa 26.000 bambini e ragazzi con situazioni familiari difficili. La legge 184 del 1983, modificata nel 2001 con la legge 149, spiega chiaramente in che cosa consista l’affido, ma le consuetudini del sistema sembrano aver superato la legislazione.
Rispolveriamo insieme il significato e le modalità dell’affido.
Che cos’è l’affido e quando viene disposto
L’affido, secondo la Legge, è un rimedio estremo che la giustizia minorile attua nel caso in cui consideri che l’incolumità, la crescita e l’educazione di un bambino sia messa a rischio nell’ambiente familiare.
La parola chiave è “estremo”, infatti, non è sufficiente che i genitori naturali abbiano problemi economici per innescare l’affido. Prima di arrivare a questa soluzione drastica, sono previsti dei piani di sostegno.
La legge 184/83 non descrive i criteri per l’affido, ma l’articolo 403 del CC elenca minuziosamente le condizioni necessarie affinché sia considerato indispensabile l’affido: i minori devono essere in uno stato di abbandono materiale e morale, vivere in luoghi malsani, oppure quando i genitori si dimostrano incapaci di provvedere alla loro educazione.
Malgrado la chiarezza legislativa, i servizi sociali, che dispongono de facto del provvedimento dell’affido, utilizzano spesso una discrezionalità tutta particolare. Infatti sono i servizi sociali, insieme alle autorità giudiziarie a decidere ove applicare l’affido, come nella procedura urgente : in questo caso i servizi sociali possono subito disporre l’affido e solo dopo mesi il Tribunale dei Minorenni avalla il procedimento.
La durata dell’affido
Anche in materia di durata dell’affido siamo in una situazione paradossale.
Il legislatore ha pensato all’affido come ad una misura temporanea ma, in realtà, nella maggioranza dei casi si protrae per anni.
Secondo la Legge l’affido può durare fino ad un massimo di 24 mesi, ma sono ammesse proroghe solo a tutela del minore. Secondo le statistiche, prodotte da uno studio commissionato all’Istituto degli Innocenti nel 2016, il 60% degli affidi ha una durata superiore ai 2 anni. E l’obbiettivo perseguito del rientro in famiglia avviene comunque solo nel 40% dei casi.
La Presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, Licia Ronzulli, ha sottolineato questa criticità nell’applicazione del regolamento vigente e ha presentato una proposta di legge affinché vengano esercitati maggiori controlli dei giudici e un maggiore dialogo con i genitori per trovare soluzioni alternative.
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