3 aprile 2024 –
In caso di affido condiviso, sono i genitori che cambiano casa, lasciando i figli nella stabilità della casa familiare. Questo capovolgimento di prospettiva è stato sancito dalla Corte d’appello di Torino, che ha respinto il ricorso di una madre contro la decisione del Tribunale di Cuneo.
Il caso e la decisione salomonica della Corte d’Appello di Torino
Nel caso in questione il tribunale di Cuneo aveva già assegnato la casa familiare alle figlie, di 4 e 7 anni, imponendo ai genitori di alternarsi. La decisione definita “salomonica”, mirava a risolvere il principale punto di contesa tra i due ex: l’assegnazione della casa coniugale. Infatti era stata reclamata da entrambi i genitori: dalla madre, in quanto figura più presente nella vita delle figlie, e dal padre, proprio per contrastare l’automatismo dell’assegnazione primaria dei figli e quindi della casa alla madre.
La sezione Famiglia e Minori della Corte d’Appello di Torino ha confermato la decisione con il decreto 314/24, sottolineando l’importanza di mantenere i minori nell’ambiente familiare noto e stabile, pur riconoscendo ad entrambi i genitori la capacità di essere presenti e supportivi nella vita delle figlie.
Per i giudici, il legame affettivo con entrambi i genitori è fondamentale. Entrambi sono considerati capaci di offrire protezione, cura e consolazione, avendo a disposizione altre abitazioni dove vivere quando non sono di “turno” presso la casa familiare. Questa soluzione permette anche una flessibilità economica, poiché le abitazioni non utilizzate possono essere affittate, fornendo un reddito aggiuntivo.
La tutela del bene superiore: il benessere dei bambini
La questione di chi debba tenere la casa dopo un divorzio ha sempre generato molto dibattito. Da una parte c’è la pratica comune di assegnarla alle madri, viste come le più coinvolte nella vita dei figli. Dall’altra, ci sono voci più recenti che vorrebbero vedere anche i padri come possibili beneficiari. Questa recente decisione permette ai bambini di restare nella loro casa, offrendo loro maggiore stabilità.
Questa idea si basa sul riconoscimento che entrambi i genitori possono essere ugualmente capaci di prendersi cura dei figli e che entrambi hanno altri posti dove vivere. Mettendo al centro il bene dei bambini, questa soluzione cerca di mantenere la loro vita il più normale possibile dopo il divorzio.
LEGGI ANCHE: Figli di genitori separati : come affrontare la separazione?
Ovviamente nella realtà questa soluzione presenta diverse sfide e disagi, soprattutto se i genitori non vanno d’accordo o se non hanno le risorse per mantenere due case. Per quanto riguarda il dialogo tra i due genitori, sarà fondamentale coordinarsi per il passaggio di consegne nei cambi turno. Il rapporto tra due persone dopo una separazione o un divorzio, già conflittuale, richiede una gestione attenta per evitare ulteriori tensioni.
L’assegnazione della casa familiare ai figli: i precedenti
Il precedente della Cassazione, con l’ordinanza 6810 di marzo 2023, aveva già aperto a questa possibilità, suggerendo che l’assegnazione della casa familiare ai figli potesse essere una soluzione vantaggiosa, purché i genitori fossero in accordo. Questa visione è condivisa anche da esperti di diritto di famiglia, che sottolineano come l’efficacia di tale soluzione dipenda fortemente dalla capacità dei genitori di mantenere un rapporto collaborativo.
Ed è quello che è successo anche al Tribunale di Castrovillari nel 2017, in cui due genitori proposero proprio questa soluzione al giudice, trovando un accordo per il bene superiore del figlio.
Se questa soluzione sarà effettivamente utile, lo vedremo solo col tempo. Ciò che conta, però, è l’intenzione di proteggere al meglio i bambini, cercando di offrire loro un ambiente stabile e sereno.
Il video della settimana