Amèlie ha trent’anni, ma ancora oggi non può dimenticare la terribile tortura a cui è stata sottoposta da piccola. Si tratta dello stiramento del seno, cioè la pratica barbara di passare delle pietre roventi sui seni, fino a farli quasi scomparire.
Nascondere il seno per evitare violenze
È la stessa giovane donna a raccontare di come la madre, quando lei aveva appena 13 anni, abbia cominciato ad arroventarle letteralmente il seno.
Ogni mattina ed ogni sera, dice, tutto per far scomparire il seno (o come lo chiama lei ‘il nocciolo’).
Era impensabile per la madre che Amèlie stesse sbocciando, e quel seno che iniziava a crescere e che mostrava la sua femminilità in erba, avrebbe attratto gli sguardi degli uomini.
Si tratta di una pratica disumana, che però ancora resiste in molte culture africane, e che entra tra le pratiche che ledono i diritti umani. Ma ancora è difficile da sradicare.
Una tortura che per Amèlie è durata per 5 interminabili mesi, fino a quando il seno è stato distrutto.
Ci sono voluti altri 3 anni, racconta poi, perché piano piano tornasse a crescere.
Breast ironing: quando la cultura sfocia nella violenza
Breast ironing è il nome terribile dietro il quale si nasconde una pratica che troppe bambine africane tra gli 8 e gli 11 anni devono sopportare.
La pratica sembra essere originaria del Camerun, ma ben presto si è diffusa anche in altri africani come la Nigeria, arrivando anche a varcare i confini del’Europa e diffondendosi nel Regno Unito.
Le donne lo praticano sulle proprie figlie (così come è stato fatto con loro) per sottrarre paradossalmente le bambine alle violenze degli uomini.
L’ONU lo considera invece solo un orrendo crimine contro l’umanità, causa di traumi, piaghe, e danni psicologici indelebili.
Molte sono le associazioni che cercano di sradicare questa pratica inumana e insensata.
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