Al contagio del virus dell’immunodeficienza umana (HIV) consegue la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS). Tale malattia è stata per molto tempo ed è tuttora un grande punto interrogativo per la medicina, dato che non ancora si è riusciti a trovare una cura in grado di sconfiggerla definitivamente. La trasmissione del virus HIV, che avviene attraverso perdite ematiche e rapporti sessuali non protetti, può diventare anche un rischio per la gravidanza e l’allattamento se non vengono opportunamente monitorate e seguite le attività di contatto con il bambino. Entriamo nello specifico della questione per comprendere tutto ciò che c’è da sapere su questa malattia ostacolante.
Le linee guida OMS durante l’allattamento per eliminare i rischi dell’HIV
Da recenti raccomandazioni in merito alla questione dell’allattamento al seno per le mamme sieropositive, l’OMS mette in evidenza i possibili rischi ai quali si potrebbe incorrere in tal caso e le possibili misure di intervento. Secondo l’OMS, infatti, diversi paesi, dove la presenza del virus dell’immunodeficienza è elevatissima, le mamme sieropositive dovrebbero essere sottoposte a terapie in grado di monitorare la situazione della malattia e di considerare l’eventuale possibilità di allattamento. Tali interventi però difficilmente avvengono, proprio perché in quei paesi le donne si rifiutano di intraprendere la cura, condizionate dai tanti pregiudizi che caratterizzano diverse culture e scoraggiate dalla mancata costanza che avrebbero se iniziassero a seguirla.
Per l’OMS, quindi, l’allattamento al seno non è una situazione da escludere a priori, ma c’è la possibilità di considerare questo contatto, se e solo se si intraprende uno specifico percorso terapeutico, definito esclusivamente per il virus HIV.
Il progresso scientifico e l’HIV
Il latte materno per il bambino è fonte di anticorpi, che permette la necessaria protezione dagli agenti patogeni, fino al completo sviluppo dei propri anticorpi, per questo la medicina si è cimentata nella ricerca di una terapia in grado di offrire la possibilità di allattare anche alle mamme sieropositive.
Tramite recenti ricerche, svolte osservando lo stato di alcune donne africane e sieropositive in gravidanza, si definito un percorso terapeutico da somministrare, affinché sia inesistente il rischio di contagio. Si inizia intervenendo su donne ancora in gravidanza con una terapia retro-virale specifica per l’HIV, allegata a farmaci e alimentazione finalizzate a rendere efficace il trattamento. Successivamente, al momento del parto si interviene con un taglio cesareo che permette al bambino di non entrare a contatto con il virus attraverso il passaggio nel canale del parto. Già in questo modo la trasmissione del virus è stata ridotta per gran parte dei casi.
Inoltre, le mamme che hanno seguito tale terapia con annesse le precauzioni necessarie, hanno avuto la possibilità di allattare. Date queste recenti ricerche, quindi, è opportuno considerare l’intrapresa del trattamento dalla gravidanza per permettere al bambino di crescere sano ed in salute e, soprattutto, evitando qualunque rischio di contagio.
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