Ormai è risaputo: allattare il proprio bambino al seno è la migliore scelta per assicurargli un nutrimento sano e completo ed aiutarlo a crescere in maniera armonica.
Allattamento a oltranza: ma fino a quando?
L’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità – non ha dubbi: chi può, dovrebbe allattare il proprio piccolo in via esclusiva al seno fino al 6° mese d’età. Cominciato lo svezzamento, poi, l’allattamento al seno dovrebbe essere una buona abitudine da conservare almeno fino al secondo anno d’età.
Niente da dire: le mamme che credono fermamente nell’allattamento al seno come fonte di nutrimento e link emotivo tra madre e figlio si rimettono più che volentieri alle indicazioni mediche.
Eppure, l’allattamento a oltranza provoca spesso discordanze e giudizi negativi non solo da parte di estranei, parenti e amici, che spesso sentenziano “Ma lo allatti ancora?”, ma anche da parte di un protagonista della scena familiare come il papà.
Il punto di vista paterno sull’allattamento ad oltranza, infatti, non è sempre così allineato all’idea materna.
Accanto a quei papà che appoggiano la volontà della compagna di continuare a nutrire il piccolo, ce ne sono altri che di fronte all’ennesima poppata storcono il naso.
Il motivo?
Ce ne sono più di uno, a dir la verità.
Tra i più citati spicca senza dubbio il calo erotico e la fatica di ripristinare una vita sessuale soddisfacente dal momento in cui il seno è vissuto per così tanto tempo non come strumento di desiderio ma come biberon ad uso esclusivo del bambino.
In secondo luogo, allattare ad oltranza crea un legame così forte tra mamma e bambino che, prolungato per molti anni, rischia di consolidare la sensazione di esclusione provata dal papà, che si sente tagliato fuori per lunghi mesi da questo legame speciale tra i suoi due amori.
Che fare?
Se avete la sensazione che il vostro partner stia vivendo male la vostra scelta di continuare ad allattare anche dopo i 2 anni, parlatene apertamente: solo con un confronto diretto ritroverete l’armonia familiare.
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Filippo Bolognini